VIAREGGIO. Il caso di un singolo albergo, nelle grinfie di una truffa emersa nell’ambito di una indagine ben più ampia su un gruppo di persone che agivano - così la procura antimafia di Genova - attraverso estorsioni e truffe «aggravate dal metodo mafioso», oppure il campanello di allarme di infiltrazioni ben più diffuse in Versilia? La vicenda che ha visto raggirata l’albergatrice di Lido di Camaiore che ha voluto raccontare al Tirreno l’incubo vissuto è di quelle che fanno discutere il mondo imprenditoriale locale. Non tanto a proposito del caso specifico, quanto del clima che si respira lungo un tratto di costa toscana che da Torre del Lago a Forte dei Marmi ha visto, a fine stagione 2018, «tutto in vendita», come conferma Carlo Alberto Carrai, ex assessore al turismo di Camaiore ed imprenditore balneare. Un “tutto” che si declina per lo più in stabilimenti balneari ed hotel.
I «certi soggetti» sono i personaggi che «si avvicinano alle vendite alberghiere ed extra alberghiere», è il «giro di valigette», l’offerta rigorosamente in contanti che finisce per far capitolare il venditore. Acquisti che il più delle volte non sono effettuati per far girare l’economia locale ma per riciclare denaro sporco, ovvero di provenienza illecita: «Ci sono noti locali che sono delle “lavanderie” - è ancora la voce di Bracciotti - non giriamoci intorno, la Versilia è nel mirino, e non solo di società nazionali ma anche internazionali».
Carrai non commenta la vicenda dell’Hotel Gigliola, ma alla domanda su come il territorio possa difendersi dalle infiltrazioni risponde: «Gli unici anticorpi che possiamo avere sono quelli che derivano dal nostro lavoro. Non mi è mai capitato di trovarmi, personalmente, davanti a persone o vicende che credevo da fiction televisive. Mi pare, però, che ci siano persone che seguono in maniera puntuale eventuali fallimenti o le difficoltà degli imprenditori, e si fanno avanti direttamente su queste situazioni». Da qui, la prima regola: diffidare del primo venuto anche se si è alla canna del gas.