VIAREGGIO. “Fammi vedere tu che ti faccio vedere io...” era la frase che prima o poi arrivava quando l’ormone della pubertà travolgeva la quiete dell’infanzia. Oggi l’ormone è rimasto lo stesso, ma fa più danni. Se il vedere non è dal vivo ma tramite foto in chat, per lo più “Snapchat”, la più usata dagli under diciotto. Si riassume così la storia per la quale sono scattate quattro sospensioni di un giorno, in una scuola media inferiore della Versilia. Scuola che ha scelto di svolgere fino in fondo il proprio compito educativo, anche se a qualche genitore la punizione non è andata giù.
Non c’è stata coercizione, e non c’è l’ombra del bullismo, così la ricostruzione dei fatti accertata dalla scuola. Ma solo il selfie di una ragazzina che si è voluta mostrare un po’ più disinibita nella foto inviata ad un coetaneo. L’ha guardata lui e l’ha guardata qualcun altro con lui. Ignari che non basta saper smanettare su uno smartphone per essere automaticamente furbi. Gli adulti intorno ai ragazzi si sono accorti che qualcosa “frizzava” nell’aria e sono intervenuti. C’è stato un confronto con gli insegnati ed un consiglio di istituto straordinario, prima di arrivare al prendere la decisione: sospesi in quattro, per un giorno, ragazza compresa. Ciascuno di loro ha responsabilità diverse nella vicenda, ma il provvedimento è stato uguale per tutti. Condito della spiegazioni necessarie ad assicurarsi che i protagonisti dell’accaduto capissero cosa avevano fatto, i pericoli che avevano corso, qual è l’utilizzo corretto di tecnologia e sociale e quale, invece, quello scorretto che porta dritti in un mare di guai. «La ragazza ha capito la stupidità della cosa - spiega il dirigente scolastico al telefono con il “Tirreno” - ed hanno capito anche i suoi genitori».
I fatti, nel senso dello scatto senza veli, non sono accaduti in ambito scolastico. Ma quello che ne è seguito, invece, sì. Prendere un provvedimento, insomma, non era rinviabile, Anche in un contesto in cui i nostri figli passano più tempo dentro la Rete che nella vita reale, scambiando troppo spesso il virtuale con la realtà. Bombardati da stimoli che hanno a che fare con la sfera della sessualità rispetto ai quali non hanno ancora gli strumenti per capire/gestore quanto passa loro sotto gli occhi.
«È anche per questo - conclude il dirigente scolastico - che ogni anno mettiamo in programma attività specifiche con esperti della materiale e anche con personale della polizia postale».