il libro
Chi conosce Tiziano Arrigoni sa quanto siano preziosi per lui i luoghi. Cartoline che raccontano storie, vita, sentimenti, passioni, cambiamenti. “La dinamite nella valigia” (La Bancarella Editrice) è una raccolta dettagliatissima di cartoline di un Paese che cambia attraverso i luoghi cari ad uno scrittore che Arrigoni ama particolarmente: Luciano Bianciardi. E già nel titolo si comprende quello che sarà il filo conduttore del libro: la valigia, simbolo del viaggio (fisico ed interiore). La dinamite, paradigma della ribellione, della voce anarchica – quella dello scrittore maremmano – che ne “La vita agra” si porta dietro quei candelotti per una vendetta, nel nome della giustizia sociale e contro un progresso ingiusto – che non si compirà mai.
Bianciardi, intellettuale “disintegrato”, diventa così il filo conduttore per raccontare l’Italia che conosce il fascismo, il trauma della guerra, il Paese “rurale e minerario”, gli splendori e le miserie della provincia italiana fino alla scoperta della grande città, Milano, emblema del miracolo economico e delle sue contraddizioni. C’è molta Toscana in “La dinamite nella valigia”. E c’è una suggestiva operazione che l’autore – professore di italiano al liceo di scienze applicate Mattei di Rosignano Solvay – compie con un risultato apprezzabilissimo: accompagnare alcuni capitoli del libro con le riflessioni di storici, registi cinematografici, giornalisti ed esperti del territorio come Rossano Pazzagli, Claudio Saragosa, Pino Bertelli, Alberto Prunetti e altri. Insomma, Bianciardi è una scusa, un pretesto, per raccontare la trasformazione del Paese Italia. Ma in questo libro, ricchissimo di spunti, si sente che lo scrittore maremmano è nel cuore dell’autore che ne narra oltre al profilo umano e culturale, aneddoti, storie, ricordi e ne mette in relazione la figura di intellettuale al cospetto di personaggi, altrettanto complessi e scomodi, come Pier Paolo Pasolini e Carlo Levi. Insomma, non perdetevi questo viaggio sull’asse Grosseto-Milano che Arrigoni ci fa fare dando un’anima e un colore anche a vecchie cartoline in bianco e nero. —
Andrea Rocchi