LIVORNO. Per il terzo album i livornesi Siberia hanno deciso di trattare l’amore. Di questo parla il loro nuovo lavoro “Tutti amiamo senza fine”. «È vero – dice Eugenio Sournia cantante e autore della band – d’amore se ne parla troppo, ma in maniera superficiale, ambigua, irreale. Abbiamo deciso di dedicarci un concept per parlarne in maniera approfondita, con la dignità che merita. Oggi c’è la tendenza a banalizzare questo sentimento».
Così, superato l’impatto del secondo disco, quello più difficile di tutti in una carriera artistica, i Siberia hanno confezionato un album dal forte sapore emotivo quanto autobiografico. Dodici storie generazionali, ma di grande respiro. «È un disco intimo – dicono – in cui abbiamo parlato di noi raccontando situazioni comuni. Certo è impossibile non accorgersi che i social cambiano le relazioni. Occorre concentrarsi sul mondo reale e per la nostra generazione a volte può essere difficile. Noi raccontiamo esperienze nostre ma in cui si possono riconoscere in molti». Il linguaggio musicale è quello del pop, o come lo definiscono loro, “dark pop”, lontano dalla musica leggera. «Ci interessa la melodia, la cantabilità – dicono – certo è difficile non essere pacchiani con la melodia, devi stare attento».
Eugenio Sournia (voce), Cristiano Sbolci Tortoli (basso), Luca Pascual Mele (batteria) e Matteo D’Angelo (chitarra) sono nati e vissuti a Livorno e della città hanno un’idea ben precisa. «È come un’onda del mare. A volte ti spinge via e poi ti riprende. A Livorno si dice che non c’è nulla ma c’è tutto, c’è anche una poesia, un po’ storta. Piero Ciampi ne è un esempio. Rappresenta bene quella stortura dell’animo livornese. Anche Modigliani, perché a Livorno l’artista non è di regime è un irregolare». E da Livorno il 15 febbraio partirà il tour. —
Luca Trambusti