«Siamo italiani oh, che cavolo». Dentro alle parole di Francesco “Checco” Bruni, timoniere di Luna Rossa, pronunciate appena tagliato il traguardo che regala all’equipaggio la settimana vittoria su Ineos Britannia e spalanca le porte della Coppa America alla barca tricolore, ci sono tante cose.
L’orgoglio di un progetto spinto dal vento, la consapevolezza di essere il simbolo di una paese. E la felicità di rappresentare nel mondo una tradizione. È vero. Il bello deve ancora venire. Perché a cominciare dal sei marzo inizia la sfida vera, quella contro team New Zeland, quella che mette in palio il trofeo più antico e affascinante del mondo. Non sarà un passeggiata. Anzi. Sarà una battaglia in trasferta lungo i sette mari. Ma siamo italiani. E ce la giocheremo. Vero Checco?
10 - Il Moro diVenezia nel 1992 con Paul Cayard al timone, la prima Luna Rossa di Francesco De Angelis nel 2000. Ventuno anni dopo la Luna è sempre la stessa. È rossa e ha il tricolore a poppa. L’impresa è arrivata all’alba italiana quando il team di Max Sirena si è aggiudicata la Prada Cup – l’ultima battaglia degli sfidanti–sconfiggendo gli inglesi e guadagnandosi la possibilità di giocarsi la Coppa America, il mondiale della vela. Nel 1992 e nel 2000 arrivarono due sconfitte. Incrociamo le dita, perché il vento potrebbe girare.
Novak Djokovic (tennis: Australian Open)
9 - Ridendo, scherzando e facendo qualche gaffe, Novak Djokovic continua a vincere tornei dello Slam. Il serbo si è aggiudicato l’Australian Open sbarazzandosi in finale di Medvedev. Non l’ultimo arrivato: il russo, numero quattro del mondo, non perdeva da venti partite. Il serbo che adora il calcio e l’Italia, gli ha concesso la miseria di sette game. Per Djokovic è la nona vittoria a Melbourne e il diciottesimo slam. Due in meno di Nadal e Federer. Non male per chi è considerato l’antipatico della racchetta. Ma è sempre sul tetto del mondo.
Samir Handanovic (portiere Inter)
8 - Lukaku di qui, Lautaro di là, Perisic di sopra e Hakimi di sotto. È vero, se l’Inter è lassù, davanti a tutti, dopo aver strapazzato il Milan nel derby, molto del merito è di chi fa (bel) gioco e poi la butta dentro. Ma guardate che cosa ha fatto Samir Handanovic, portiere e capitano nerazzurro messo in discussione troppo presto, nel giro di 52 secondi, tra il 47’ e il 48’, sull’uno a zero per l’Inter. Prima si oppone due volte a Ibrahimovic, poi al destro dal limite di Tonali. Alla fine le mani sul derby le ha messe anche lui. Eccome.
Iapichino e Tamberi (atletica: campionati assoluti)
7 - Due salti nella storia. Uno in lungo, l’altro in alto. Entrambi verso le Olimpiadi. Larissa Iapichino e Gianmarco Tamberi sono il simbolo dei campionati assoluti di atletica. Iapichino a 18 anni ha raggiunto i 6.91 metri nel lungo, record mondiale juniores che apparteneva alla leggendaria Heike Drechsler. Ha uguagliato la madre Fiona May. E ha staccato il pass per Tokyo. Gimbo, invece, è volato a 2.35, miglior prestazione mondiale dell’anno. Ora rimaniamo con i piedi per terra, ma sognare non costa quasi nulla.
Dusan Vlahovic (attaccante della Fiorentina)
6 - Otto gol nelle ultime dodici partite, nove in stagione. Se la Fiorentina può tirare un sospiro di sollievo - è a dieci punti dalla zona retrocessione - lo deve soprattutto a Dusan Vlahovic che anche contro lo Spezia ha timbrato il cartellino col gol. Ma è guardando altrove che si può misurare la forza e la futuribilità dell’attaccante viola. In tutta Europa, infatti, solo due giocatori nati dal 2000 in poi hanno fatto meglio di lui: Moise Kean (PSG) che ha superato le dieci reti mentre Erling Haaland (Borussia Dortmund) è già a quota 17 gol. Dopo viene Dusan.
Pau Gasol (giocatore di basket)
5 - La favola di Pau Gasol era pronta per un altro lieto fine: vent’anni dopo la sua partenza, eccolo sul punto di tornare - dopo aver vinto due anelli Nba - al Barcellona, la squadra che lo aveva lanciato giovanissimo nel mondo dell’iperbasket. I tifosi blaugrana, alla notizia pubblicata dal Mundo Deportivo, erano andati in delirio, al pensiero di rivederlo al Palau Sant Jordi cercando di riportare a casa l’Eurolega. Invece l’ex giocatore dei Lakers che a 41 anni vuole un’altra olimpiade ha smentito tutto su Twitter. Conoscendo il tipo, il lieto fine è solo rinviato.
Roberto D’Aversa (allenatore del Parma)
4 - Roberto D’Aversa, tecnico del Parma, stavolta se l’è presa con l’arbitro Irrati, colpevole a suo avviso di aver gestito male i cartellini e di non aver concesso due rigori per altrettante trattenute in area da parte dei difensori dell’Udinese. Eppure la rosa che ha a disposizione, almeno sulla carta e guardando gli ingaggi, è sicuramente più forte del penultimo posto che attualmente occupa in classifica, davanti solo al Crotone. Il ruolino di marcia di D’Aversa da quando è a Parma? Sette partite e nemmeno una vittoria. E non sarà stata sempre colpa dell’arbitro.
Meo Sacchetti (basket: qualificazioni agli europei)
3 - Due sconfitte in altrettante gare subite dalla nazionale italiana di basket alle qualificazioni per gli Europei. È vero che la squadra di Meo Sacchetti aveva già in tasca il pass: perché paese ospitante e perché, in ogni caso, aveva già conquistato il primo posto nel girone. «Queste sei partite - ha detto il coach azzurro - ci sono state davvero molto utili per far crescere tantissimi giovani». Lo speriamo. Perché l’Italia dei canestri negli ultimi dieci anni, nonostante molti talenti esportati in Nba ha promesso tanto e raccolto zero tituli.
Valanga azzurra (sci: mondiali di Cortina)
2 - Per l’Italia delle nevi, i mondiali di sci di Cortina, purtroppo, sono finiti prima di iniziare. Colpa del maledetto infortunio al ginocchio capitato a Sofia Goggia, la stella della valanga azzurra che due settimane prima della cerimonia di apertura ha dovuto alzare bandiera bianca. E con lei molte delle aspettative di medaglia per l’Italia. Mettiamoci anche la cattiva forma di Federica Brignone ed ecco che sono arrivati l’oro vinto in parallelo da Marta Bassino e l’argento di Luca De Aliprandini nello slalom gigante. Non certo la pioggia di medaglie che tutti si auguravano.
Tifosi di Inter e Milan (calcio: il derby della madonnina)
1 - No. Così proprio non va. C’è un paese che soffre da un anno a causa della pandemia. Che piange morti ogni giorno. E ci sono attività commerciali in ginocchio che forse non si rialzeranno mai più. Ecco perché vedere migliaia di persone davanti a uno stadio prima di una partita a porte chiuse, molti dei quali senza mascherina è uno schiaffo alla civiltà, al rispetto, al senso di responsabilità. È vero che il calcio è lo sport nazionale. E forse è anche più vero che sia lo specchio del Paese. Purtroppo i tifosi di Inter e Milan ce lo hanno ricordato. Nel suo lato peggiore.