PRATO. "Eh già. Ma sono ancora qua". Le parole di Vasco Rossi spiegano al meglio il ritorno in biancazzurro di Ciccio Esposito.
Dopo quattro anni di sosta il tecnico, con più presenze sulla panchina laniera, torna ad essere la guida del Prato 2019/20. «Sono qua per il piacere di esserlo – dice Esposito – ho fatto conciliare la mia voglia con la volontà della proprietà. Non ci ho pensato più di tanto, la voglia di assaporare, gustare l'opportunità e di vivere questa azienda è stata troppo importante. Ho lavorato per 18 anni prima da calciatore e poi da allenatore ma adesso non bisogna pensare né al passato né al futuro ma essere bravi a vivere il presente».
Qual'è stata la scintilla?
« Tutta la vita ho razionalizzato, - ora nasce da dentro. Per un certo periodo ho fatto un percorso diverso dopo 40 anni continui di calcio ho provato e ho capito che posso e potevo vivere anche senza calcio. Non avevo bisogno di quel vincolo o di quella dipendenza. Dopo aver imparato che posso stare senza mi è venuta voglia di allenare. In quella fase non no visto partite e non ho frequentato il mondo del calcio, ma ad un certo punto dopo l'ennesima richiesta di Paolo ho sentito dentro di me ed ho capito che era il momento di ritornare».
Sarà la prima volta in Serie D?
«Nell'82 quando sono arrivato al Prato giocavamo in C2 ed era la quarta serie come ora, in questo caso senza professionismo, è la stessa cosa. Contano, come prima, gli stimoli, l'entusiasmo, il lavoro che sapremo fare minuto per minuto. Voglio una squadra che mi rappresenti con una sua identità e un forte gruppo. Non voglio qualcosa di utopistico ma qualcosa di diverso anche brutto sporco e cattivo».
Una rosa che è completa?
«Di questo ne parla il direttore sportivo Califano, anche perché in tutte le altre occasioni che ho allenato non avevo mai avuto la figura del direttore sportivo e questo mi fa felice perché con Gianni abbiamo giocato insieme».
«Riabbracciare Ciccio mi fa un grande piacere perché da quando sono al Prato come ds è la prima volta che lo avrò come allenatore – spiega proprio Califano – è stato per me una figura di riferimento perché è stato il mio primo capitano e un maestro. Ero un ragazzo appena arrivato al professionismo e Ciccio e i veterani ci hanno sostenuto e dato consigli. Forse ora ci conosceremo sotto altre vesti e ho trovato un Ciccio Esposito diverso rispetto a quello con cui avevo parlato negli anni precedenti. Con la voglia di condividere e guidare una squadra a cui vuole bene».
Ma cosa manca a questo Prato?
«Una punta e stiamo dietro a Rodriguez. Se non si concretizzerà andremo su altri attaccanti oltre a due portieri del 2001 perché riteniamo, insieme al mister, che la quota deve giocare lì. Forse Marini e Reggiani andranno in prestito».
Che Prato sarà ?
« Mi sono fatto un'idea – dice Esposito – e sarà finalizzata alle mie convizioni tecnico tattiche. I giocatori rispondono a certe caratteristiche e grazie a una cultura, tanta disponibilità e un'attivazione completa cercheremo di cucire il vestito più idoneo a loro».
Ritornerà la voglia di venire a vedere il Prato?
«Ho visto tribune con 11.000 spettatori e con 100. Insieme al mio staff composto da Andrea Vieri, Umberto Bracciali e i preparatori Puggelli e Ganci cercheremo di fare il massimo». —