Nel 2020 in Toscana non sono stati diagnosticati in media 2 tumori al giorno. In tutto il primo anno della pandemia tra displasie della cervice, carcinomi e adenomi – che si identificano con screening mammografici e colorettali – ci sarebbe un difetto di circa 858 diagnosi. Questa, almeno, è la stima del rapporto annuale dell’Ispro, l’Istituto per lo studio, la prevenzione e la rete oncologica. Il difetto sarebbe imputabile a un’unica causa: il calo dei test preventivi effettuati sul territorio regionale. Un dato per niente confortante ma che non è connesso a un deficit del sistema toscano. Anzi. Rispetto al dato nazionale, la Toscana risulta una delle regioni più virtuose nel campo dello screening oncologico.
UNA CRISI NAZIONALE
La crisi degli screening è l’effetto del Covid-19 sulla lotta al cancro: la pandemia non ha solo messo in ginocchio gli ospedali riducendo drasticamente gli interventi di chirurgia elettiva, ha anche stravolto la prevenzione. L’allarme è arrivato forte e chiaro dalla Foce (Federazione degli oncologi, cardiologi ed ematologi) e riporta i dati più recenti rilasciati dall’Osservatorio Nazionale Screening: in Italia nel 2020 - manca il report ufficiale del 2021 - sono stati eseguiti oltre 2,5 milioni di test di prevenzione in meno rispetto al 2019. Il dato fa riferimento solo ai tre screening oncologici istituzionali - cervice uterina, colorettale e mammografie - previsti dal ministero della Salute per il miglior rapporto costi-benefici: la diagnosi precoce, in queste patologie, risulta maggiormente precisa e incisiva. Ma anche se il campione riguarda solo tre tipologie di tumore dà l’idea della gravità del fenomeno. «Le cause sono tutte riconducibili alla pandemia – afferma Francesco Cognetti, presidente di Foce – intanto perché parte del personale adibito alle attività di screening è stato ricollocato in altre attività emergenziali o nella campagna vaccinale. Ma anche perché le persone non si sono sentite più sicure ad andare in ospedale e molto spesso hanno ignorato gli inviti a eseguire i test. Per questo, data la situazione preoccupante, mi sarei aspettato dall’Osservatorio Nazionale un aggiornamento più rapido sul 2021: almeno ogni quattro mesi».
IL CALO IN TOSCANA
In questo desolante quadro nazionale, la Toscana - seppur a denti stretti - può comunque permettersi di sorridere. In confronto al 2019, nel 2020 sono stati effettuati complessivamente 122.751 screening in meno: una piccola percentuale (circa il 4,85%) rispetto al dato complessivo di oltre 2,5 milioni. Nello specifico sono stati erogati oltre 34mila test in meno per la cervice uterina (meno 21,4% sul dato del 2019, ma oltre 20 punti percentuali in meno rispetto al dato nazionale). Un calo simile per le mammografie: si registra una diminuzione di 35mila test, - 20% (ma la media nazionale si aggira sul meno 37,6%). Infine per lo screening colorettale si registra una dimunizione di 84mila test (-36,2% in Toscana; in Italia il calo è di - 45,5%).
A livello territoriale, le aree di Prato e Firenze sono quelle che hanno il riscontro più confortante: per gli screening della cervice uterina i dati sono quasi alla pari con quelli del 2019 mentre per le mammografie si registra addirittura un aumento dei test erogati. Per tutti e tre gli screening istituzionali inoltre in Toscana si è registrato tra ottobre e dicembre 2020 un incremento degli esami effettuati tanto da superare anche i dati dello stesso periodo nel 2019 (+ 22,5% per i test alla cervice e + 6% per le mammografie. Per lo screening colorettale il valore è rimasto pressoché analogo).
ATTENZIONE AL FUTURO
Non ha dubbi il presidente dell’Ispro Gianni Amunni. «In una regione molto attiva sugli screening come la Toscana –dice – anche solo un mese di stop significa centinaia di test in meno: ecco perché il lockdown ha inciso in maniera pesante. C’è però da sottolineare l’importante operazione di recupero messa in atto, che ha portato la Toscana a essere una delle migliori regioni a livello italiano». A permettere alla Toscana di contenere, rispetto ad altre regioni, il crollo dei controlli di prevenzione è la capacità di adattarsi alle difficoltà. «Il trend regionale di recupero è stato mantenuto anche nel 2021 – annuncia Paola Mantellini, coordinatrice dell’Osservatorio Nazionale Screening – anche se stiamo ancora elaborando i dati ufficiali. Questo è stato possibile perché ad esempio le Asl hanno incrementato la produttività allungando gli orari del personale. Oppure, riguardo allo screening colorettale, in alcuni contesti come quello di Firenze si è deciso di inviare le provette via posta così da evitare che le persone non partecipassero per paura del contagio in ospedale. Ci sono stati costi aggiuntivi, ma anche risultati: nel 2021 abbiamo già rilevato che l’area fiorentina ha recuperato quanto perso nel 2020».
Se da un lato quindi è inevitabile la preoccupazione per i tanti casi che rischiano di andare incontro a diagnosi tardive (e dunque possibili aggravamenti delle proprie condizioni), dall’altro si respira anche «soddisfazione per la gestione del fenomeno in Toscana – conclude Amunni – anche se non bisogna abbassare la guardia perché la pandemia sta continuando. Ora serve fermezza da parte della Regione nel mantenere le attività oncologiche come indifferibili e anche la gente deve tornare a svolgere attività preventiva: resta fondamentale, non si muore solo di Covid».
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