Capalbio. «Signor ministro, tanto tempo perduto per la messa in sicurezza dell’Aurelia ha provocato più vittime della tragedia del Ponte Morandi di Genova. Senza lo stesso impatto mediatico si è consumata e continua una tristissima contabilità di dolore, talvolta di intere famiglie falcidiate nella commozione di un giorno».
È uno dei passaggi della lettera che la giunta comunale di Capalbio ha inviato al ministro delle Infrastrutture, Enrico Giovannini, all’indomani dell’ennesimo incidente mortale sull’Aurelia, quel tratto di dodici chilometri a due sole corsie e senza guardrail che da decenni attende interventi.
È lo stesso tratto dove «perse la vita qualche anno fa il ministro Altero Matteoli. Un uomo politico, dobbiamo dargli atto, che da ministro si era impegnato a superare la più che quarantennale paralisi decisionale sull’asse di viabilità nazionale Civitavecchia-Livorno». Quanti anni sono passati: «Eravamo tutti noi bambini quando vedevamo sfilare manifestazioni ricche di bandiere e cartelli con le scritte “No all’Autostrada-Sì all’Aurelia” – scrive ancora la giunta del vicesindaco Giuseppe Ranieri – il risultato è sotto gli occhi di tutti, non abbiamo avuto né l’Aurelia in sicurezza né l’Autostrada. Così la dotazione infrastrutturale grossetana è rimasta ampiamente al di sotto della media nazionale mentre quella di altre province toscane è cresciuta ben al di sopra. Insomma, per utilizzare un termine caro alla comunicazione della Regione Toscana, “un corridoio tirrenico a due velocità”».
La giunta di Capalbio chiede al ministro di rispettare gli impegni assunti a Festambiente nei giorni scorsi. «Non possiamo più attendere. Per rispetto alle vittime, ai loro familiari dobbiamo proclamare forte e chiaro che la messa in sicurezza dell’Aurelia non è una scelta politica, ma un obbligo morale. Non si tratta di investimenti faraonici, ma del minimo previsto dalle norme nazionali e comunitarie per la sicurezza del traffico nelle strade di grande comunicazione (spartitraffico centrale, eliminazione degli svincoli a raso ecc.)». Perché «la gente di Capalbio (e non solo) si aspetta una risposta sul campo che sia rapida e concreta perché di parole sull’argomento sono state dette tante ed utili solo a riempire biblioteche».
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