LIVORNO. Ci sono domande senza risposta nella sanità toscana. Una su tutte è come la burocrazia possa prevalere sull’interesse del paziente. C’è un ragazzino di 14 anni che si frattura un braccio, di sera tardi. L’ambulanza interviene in fretta, ma prima che il ragazzo possa essere assistito in modo "completo" passano 6 ore: tutti sanno che l’unico ospedale della costa, fra Piombino e Carrara che di notte ha un ortopedico e un gessista in turno insieme è Pisa. Ma prima di farcelo arrivare lo fanno girare per tre ospedali. A Piombino dove gli fanno le lastre, ma senza l’ortopedico; poi a Livorno dove c’è l’ortopedico ma senza il gessista. Infine a Pisa dove, per stemperare la situazione, al ragazzino fanno pure uno scherzo: «Ci dispiace abbiamo finito il gesso».
Il gesso non era finito. La pazienza della famiglia, invece, sì. A questo caso si danno risposte appellandosi a procedure e protocolli. Ma al paziente chi ha badato? La stessa domanda dovrebbe essere posta alla centralinista del Cup di Empoli che ha ignorato il codice di priorità per un esame di una donna con sospetto cancro al seno.
C'è inoltre un uomo che aspetta 18 mesi un'operazione a un testicolo, visita specialistica dopo visita specialistica, non trova nessun ospedale in Toscana che lo opera: troppo poco grave, la sua non è un'urgenza. Gli dicono: "Quando si libera un posto la chiamiamo". Oppure: "La precedenza ce l'hanno i pazienti della nostra azienda sanitaria". E nella sua Asl? "Prima operiamo i tumori". Peccato che con il trascorrere dei mesi l'idrocele è diventato grande come un pompelmo e il paziente sia stato costretto ad affrontare immaginabili difficoltà. In questo caso nel percorso è mancato chi, a un certo punto dell'attesa, si sia accorto che probabilmente la questione andava affrontata con urgenza ed eventualmente assegnato un nuovo codice di emergenza per dare una risposta attesa da troppo tempo. Una risposta arriverà ma solo dopo l'appello del paziente al Tirreno: "Qualcuno mi operi"Segnalazione dopo segnalazione emerge un quadro in cui, a fronte di risposte velocissime per casi urgenti, si aspettano mesi per controlli - anche in situazioni gravi - ed esami diagnostici magari perché si è rifiutato un appuntamento offerto in una struttura a 100 chilometri di distanza. E chi non si può spostare da solo e non ha chi possa accompagnarlo?
Sono sempre di più del resto che coppie anziane senza figli o con figli che lavorano lontano dalla loro città di origine. Se uno dei coniugi, quello che non ha i problemi di salute, non ha la patente la situazione si complica. Spesso la risposta i pazienti l'hanno trovata nei laboratori privati che in pochi giorni, ma pagando di più, garantiscono lo stesso esame.
Con l'inchiesta dei lettori abbiamo raccontato una carrelata di storie che ci avete segnalato, abbiamo chiesto risposte alle aziende sanitarie. Nel nostro speciale trovate i dati dei tempi in cui la sanità è riuscita a erogare (oppure no) i servizi richiesti nei tempi stabiliti nell'ultimo mese. E un modulo che potete usare per raccontare la vostra esperienza. L'inchiesta prosegue.