MONTEMURLO. Cadde da un’altezza di circa sette metri mentre stava installando degli ondulati in pvc sul lucernario di un capannone di via Udine, a Montemurlo. Una caduta mortale che non dette scampo a Mohamed Mansha, operaio pahistano di 38 anni residente con la moglie e quattro figli a San Giovanni in Persiceto, in provincia di Bologna. Era il 10 aprile del 2015 e quell’infortunio mortale fu uno dei più tragici nel periodo seguente alla tempesta di vento del 5 marzo, dove le riparazioni delle coperture volate o danneggiate avvenne in molti casi senza seguire le norme di sicurezza.
A distanza di quattro anni, il giudice per le udienze preliminari del tribunale di Prato ha prosciolto tre degli indagati, difesi dall’avvocato Michele Nigro, l’usufruttuaria e i due proprietari del capannone, tutti pratesi.L’accusa era di omicidio colposo. Il pubblico ministero Lorenzo Gestri, che ha condotto le indagini iniziate dal pm Francesco Sottosanti, aveva chiesto la condanna. Il gip ha invece ritenuto, invece, responsabile di quell’infortunio il socio titolare dell’Asap, la ditta di Bologna che era stata chiamata ad eseguire i lavori. L’uomo ha patteggiato quattro mesi di reclusione.
Sul caso indagarono i carabinieri e gli ispettori della Medicina del lavoro dell'Asl. Quell’infortunio mortale suscitò diverse reazioni in città, sia perché non fu il primo a verificarsi dopo la tempesta di vento che per il fatto che i vari appelli sull’uso di protezioni e dispositivi di sicurezza contro le cadute dall’alto per le ditte eseguono lavori di riparazione caddero a vuoto. Nel caso dell’operaio pakistano trentottenne, padre di quattro figli, la sicurezza non fu sufficiente, così come è avvenuto per un altro infortunio mortale analogo avvenuto in quei giorni in provincia di Prato, in cui perse la vita un pensionato. Dopo l’infortunio, nel luglio di due anni dopo, nel 2017, furono rinviati a giudizio solo i proprietari e i titolare dell’impresa del comune alle porte di Bologna. Il giudice ha avvalorato la tesi della difesa che i proprietari si erano affidati ad una ditta conosciuta e specializzata nel rifacimento dei capannoni industriali, confidando pienamente che avrebbero fatto rispettare le misure di sicurezza.