PRATO. «Preferisco stare al freddo e nel pantano piuttosto che tornare dagli arabi». A parlare è la donna cinquantenne che da quattro mesi, insieme al compagno, si è accampata nei giardini di viale Galilei, all’altezza dell’Esselunga. Il caso è stato sollevato giovedì da Patrizia Ovattoni, segretaria provinciale della Lega, che si è fatta fotografare accanto alla tenda e ha chiamato la polizia municipale, più che altro per segnalare una situazione di degrado. La questione però è un po’ più complicata, perché i due cinquantenni un tetto ce lo avrebbero, gratis, dall’affittacamere Bugassi di Montemurlo, dove li ha sistemati il Comune di Prato, ma lì non ci vogliono stare perché non sopportano la convivenza con gli “arabi”. «Quelli vogliono comandare - prova a spiegare la donna - ma a me non mi comandano. Accendono la lavatrice a mezzanotte per farci dispetto, con loro non si può stare». E così insieme al compagno hanno deciso di andare a dormire nei giardini di viale Galilei, proprio davanti all’ex residence conosciuto da tutti come Lo Squalo, ora trasformato in case popolari. Vorrebbero uno di quegli appartamenti, però non ne hanno diritto. Dicono di aver fatto domanda per il bando dell’edilizia popolare, ma l’assessore ai Servizi sociali Luigi Biancalani smentisce seccamente, così come nega che i suoi uffici siano stati avvertiti quando la coppia ha deciso di lasciare la stanza di Montemurlo. Tanto che il Comune ha continuato a pagare l’affitto, 720 euro al mese.. E infatti ieri Patrizia Ovattoni è tornata alla carica per dire che quella stanza andrebbe data a qualcun altro che ne ha bisogno. Cosa che probabilmente, se la coppia di viale Galilei non cambierà idea, succederà presto.
«Quei due non hanno fatto la domanda per le case popolari - spiega Biancalani - e dunque sarebbe impossibile metterli in un alloggio di quel tipo. Una soluzione l’avevamo trovata, ma evidentemente non è di loro gradimento. Ora vediamo di trovarne un’altra. Teniamo conto che a Prato ci sono già 600 persone in emergenza alloggiativa (quelli che non rientrano nell’assegnazione delle case popolari ma vengono comunque sistemati a spese del Comune, ndr). Qui c’è uno sfratto al giorno, praticamente il doppio della media regionale, e per fortuna non vengono tutti a bussare in Comune, ma comunque la pressione è molto forte. Scontiamo il fatto di avere un numero di case popolari inferiore a quello di altre province toscane, per esempio Firenze e Livorno, perché qui a Prato quando i telai battevano non ce n’era bisogno. Ora la situazione è cambiata e facciamo il possibile. Il bando rivolto ai privati per dare in affitto gli alloggi è andato deserto. Tutti hanno pauro di mettersi in casa qualcuno che poi non se ne andrà più».