PRATO. L’ha aspettata sotto casa, di notte, e l’ha uccisa con due o tre colpi pistola. Poi l’ha trasportata sull’auto per quasi settanta chilometri, da Galciana di Prato a San Miniato, nel pisano, dove si è suicidato. Federico Zini, che oggi avrebbe compiuto 25 anni, calciatore di una squadra di serie D, Tuttocuoio, alle spalle la ricerca di un successo calcistico all’estero, dalle Filippine alla Mongolia, era riuscito a nascondere a tutti l’ossessione per la “sua” ex, cominciata dopo la fine del sogno di fare strada nel grande calcio. La vittima, Elisa Amato, di Prato, commessa di 30 anni in un negozio di Firenze, non aveva paura di lui ma non voleva saperne di riprendere la relazione finita da un anno, causa scatenante del 34° femminicidio compiuto in Italia dall’inizio dell’anno.
Sono le tre di notte quando Federico decide di affrontare la ex, armato di una pistola calibro 9, acquistata da appena una settimana. Litigano per strada, Elisa urla, chiede aiuto. Ma l’uomo riesce a sequestrarla, la costringe con la minacce ad ascoltarlo. Spara due o tre volte e poi si dà alla fuga. Ma prima una testimone oculare lo vede mentre si avvicina alla Opel e prende a calci qualcosa, forse la stessa vittima.Potrebbe essere questo il momento in cui Federico si fa spazio al posto di guida per poi allontanarsi da Prato e andarsi a uccidere dopo aver fatto chilometri e chilometri in auto con il corpo della ragazza. Quasi subito il padre della vittima e i vicini danno l’allarme ai carabinieri. Ma le ricerche della Opel restano senza esito fino a ieri mattina quando un passante nota la vettura e chiama i soccorsi.
Resta da stabilire se nel tragitto Elisa fosse già morta o ferita, oppure se abbia dovuto seguire Zini sotto minaccia della pistola. Molti elementi fanno pensare, anche se sarà necessaria l’autopsia per fugare ogni dubbio, che il delitto sia avvenuto nella prima fase dell’incontro tra i due. Almeno due i colpi andati a segno contro la donna, uno dei quali, forse quello mortale, l’ha raggiunta al torace. La ritroveranno piegata su se stessa, accartocciata tra il sedile e il cruscotto, mentre lui si è sparato alla testa. Una violenza che annienta due famiglie.
Il padre di Federico, Maurizio, è un giornalista molto conosciuto a San Miniato e nel comprensorio del cuoio, tra Pisa e Firenze. “Non ci sono state avvisaglie, mio figlio era un ragazzo solare, aveva rinnovato il contratto con il Tuttocuoio, aveva prenotato le vacanze in Sardegna, tutto sembrava andare bene».
L'arma, una pistola a uso sportivo, da tiro a segno, era detenuta legalmente, è stato confermato.
«Quindici giorni fa Elisa lo aveva chiamato per andare a farsi un tatuaggio con lui – dice la madre di Federico –. A noi non sembrava che tra di loro potessero esserci problemi particolari». "E poi Federico negli ultimi giorni era contento: gli avevano rinnovato il contratto col Tuttocuoio, era stato con gli amici a festeggiare in un ristorante. Gli avevano proposto di seguire i ragazzi nelle attività estive, organizzava iniziative benefiche. Mio figlio non solo era sereno ma posso dire che era solare in questi giorni e domani (oggi, ndr) sarebbe stato il suo compleanno, aveva già telefonato ai nonni per festeggiarlo con loro. Sì – si dispera –: non c’era stata alcuna avvisaglia».
L’altra sera Federico si è preparato ed è uscito salutando come al solito. «Ci vediamo dopo». Tranquillo in apparenza. Ma con sé aveva la pistola che ha usato per uccidere. I genitori non sapevano che Federico avesse acquistato un’arma per uso sportivo, per andare al poligono a Pontedera. «Non lo sapevamo – dice il padre – ora ci è stato detto che era stato un amico a consigliargli di andare al poligono, anche per sfogarsi un po’».
Nella cerchia dei conoscenti era risaputo che il calciatore non si fosse rassegnato alla fine della loro relazione ma nessuno immaginava che potesse arrivare a tanto. Il giovane sarebbe stato visto spesso sotto casa di Elisa a Prato. Ma non risultano agli inquirenti denunce, né segnalazioni di stalking a carico di Zini.
Federico Zini giocava nel Tuttocuoio, adesso in serie D, squadra storicamente finanziata dagli imprenditori di Ponte a Egola (Pisa). Nella sua carriera sportiva, iniziata nelle giovanili dell'Empoli e proseguita anche in Lega Pro, ci sono anche trascorsi all'estero nei campionati di Mongolia, Malta, Filippine e Bulgaria da cui era rientrato in Italia dopo un infortunio. Elisa Amato lavorava in negozi di Firenze e Prato di una catena di moda e nel tempo libero prestava servizio in un’associazione di volontariato.
«Serve che le donne denuncino, e che le istituzioni non facciano cadere nel vuoto le denunce», ha commentato il capo della polizia, Franco Gabrielli, dopo questo nuovo femminicidio. «Anche qui, come in altri campi, c'è una questione culturale - ha aggiunto - fino a che ci sarà una concezione proprietaria delle persone e degli affetti queste tragedie continueranno ad esserci».