PRATO. A giugno 2018 il Centro Pecci compie trent’anni. E allora ricordiamoli con gli otto direttori , Amnon Barzel, Ida Panicelli, Antonella Soldaini, Bruno Corà, Daniel Soutif, Stefano Pezzato, Marco Bazzini e Fabio Cavallucci, ancora in carica fino al 31 dicembre prossimo. Accanto a ogni nome, le mostre più importanti, con gli eventi più significativi per chiudere, il top e il flop di ogni direzione.
Amnon Barzel cominciò nel 1986, due anni prima dell’apertura, per restare fino al 1992. La mostra per l’inaugurazione fu “Europa Oggi”, poi Spazi, ”Un'altra obiettività” , poi “Artisti russi contemporanei” nel 1990, prima mostra fuori dall'URSS a pochi mesi dalla caduta del muro di Berlino, “Artisti olandesi contemporanei” , Altrove, ma anche grandi mostre personali di Enzo Cucchi, Julian Schnabel, Mario Merz , Vito Acconci, Gilberto Zorio. Nel 1991 è stato realizzato un “Omaggio a Enrico Coveri”, scomparso prematuramente nel 1990. Il top “Europa oggi” e flop “Una scena emergente” .
Dopo Barzel arrivò Ida Panicelli,1993-1994, con la mostra diffusa Inside Out e la mostra/evento Fellini: i costumi e le mode, ma anche In Forma e le personali di Robert Mapplethorpe e Gli ultimi sogni di Joan Mirò. Il top Mapplethorpe e il flop “In Forma”.
Il breve periodo di Antonella Soldaini 1994-95, con prima mostra italiana di Jan Fabre e personali di Angelo Savelli e di Marco Bagnoli, oltre a “L'immagine riflessa” . Top Fabre, flop Savelli.
Nel 1995 fu chiamato Bruno Corà,1995-2002, che cominciò con “Burri e Fontana”, seguita dal progetto internazionale “Ars Aevi “per il Museo dii Sarajevo e alla mostra/laboratorio “Habitus, abito, abitare: progetto arte” di Michelangelo Pistoletto. Eppoi varie personali di Antoni Tàpies, Remo Salvadori, Ettore Sottsass e Associati, Gerhard Richter, Costas Tsoclis, Nobuyoshi Araki, Yves Klein, Jannis Kounellis, Mimmo Paladino. Top per Gerhard Richter, flop con Tsoclis.
La direzione artistica di Daniel Soutif, anni 2003-2005, con le mostre Wim Delvoye, Domenico Gnoli / Francesco Lo Savio, Massimo Vitali, Bertrand Lavier, Robert Morris. Top con Wim Delvoye e flop per Lavier. Sotto la presidenza di Valdemaro Beccaglia è stato ideato il progetto di rilancio del Centro Pecci con l’ampliamento commissionato da Elena Pecci a Maurice Nio, inizio dei lavori: 2010, finanziati da Comune e Regione, ma anche realizzato il progetto della sede espositiva distaccata del Museo Pecci Milano (2010-2015). L'interim di Stefano Pezzato, 2006-2007, è continuata con la panoramica geografica “Opera Austria” , con la collettiva “Primo Piano” e con un front inedito fra le collezioni del Centro Pecci e del Museo Civico di Prato (Corrispondenze, 2006-2007). Top con Spoerri, flop mostra in Cina.
La direzione affidata a Marco Bazzini (2007-2013), inizia con “Progressive Nostalgia, “Nessuna Paura”, “Fatto bene!”, “ After Utopia”, “Moving Image in China”, “Triggering Reality”, e le personali di Emilio Isgrò , Loris Cecchini Paolo Canevari, Michael Lin, Athos Ongaro, Nicola De Maria, Massimo Barzagli, Vent'anni prima, vent'anni dopo, “Live!” e “La figurazione inevitabile . Top con “Live” e flop per “Nessuna paura”. Con Fabio Cavallucci, maggio 2014- dicembre 2017 le mostre allestite sono state “ La fine del mondo”, con 65 mila visitatori, top score del Centro Pecci, poi “SupraSensitivity in Architecture”, Jerome Bel, “Dalla caverna alla luna”, “ Comportamento” “TU Expanded” infine Jozef Robakowski, Top la fine del mondo. Flop Bel.
I numeri. Quanti visitatori al Centro Pecci in quasi trent’anni di vita? Impossibile il calcolo preciso, ma almeno un milione e mezzo. I numeri più significativi: 65 mila visitatori per “La fine del mondo” , Europa Oggi 25.000 , poi Roberto Mapplethorpe (1993) , con 24.000 , Live! L’arte incontra il rock 21.000 ma senza biglietto d’ingresso , Yves Klein (2000) , 20.000, Federico Fellini: I costumi e le mode 18.000 , Burri e Fontana 16.000, Gerhard Richter. 15.000 , Enzo Cucchi 13.000, Julian Schnabel 12.000, Gnoli / Lo Savio 10.000 . Il top la personale di Gerhard Richter, ora il più grande artista vivente, mentre il flop è stato Angelo Savelli, spesso zero visitatori al giorno.
Il futuro prossimo. Venerdì 24 novembre al Centro Pecci si riunisce la commissione di esperti per individuare fra i nove candidati, una rosa di “non più di cinque” , fra cui il cda della Fondazione per le arti contemporanee in Toscana sceglierà il successore di Fabio Cavallucci in carica dal 1 gennaio 2018. Toccherà quindi al nono direttore del museo, allestire la grande mostra per celebrare il 25 giugno prossimo i trent’anni di vita del Centro Pecci. Ma ecco la procedura in dettaglio, con i membri designati della commissione Gabriella Belli, direttrice dei Musei Civici di Venezia, proposta dalla Fondazione, Tomaso Montanari, docente di Storia dell’Arte moderna proposto dalla Regione e Alessandro Rabottini, direttore di MiArt 2017, dal Comune di Prato. A loro, venerdì, toccherà individuare la rosa dei possibili nuovi direttori fra Alfredo Cramerotti, Corinne Diserens, Angel Moya Garcia, Camilla Mozzato, Marie Muracciole, Arabella Natalini, Cristiana Perrella, Stefano Raimondi e Marco Trevisan. Entro la fine dell’anno quindi il Centro Pecci avrà il nuovo direttore con uno stipendio di 80mila euro più altri 16 mila euro lordi annui, ma nel frattempo fino alla prossima primavera non è prevista nessuna programmazione espositiva nel nuovo museo, costato 15 milioni di euro ma ancora non finito. Il programma proposto dal direttore Cavallucci, mostra sul cinema di Andy Warhol, mostra su Mark Wallinger, una nuova edizione del Forum, performance varie, non sono state approvate dal cda della fondazione, che non ha ancora dato l’ok al bilancio preventivo per il 2018.