FIRENZE.Al Centro commerciale I Gigli è stato firmato un accordo tra la direzione e la Filcams Cgil di Firenze per attivare l'impianto biometrico negli accessi dei lavoratori: sarà possibile l'accesso (in entrata e uscita) per i dipendenti nell'orario di chiusura attraverso il sistema del riconoscimento delle impronte digitali. Si tratta di una possibilità, su base facoltativa e volontaria per il lavoratore: in caso contrario, si useranno le forme di entrata/uscita in vigore finora (come l'esibizione del documento negli accessi vigilati).
L'accordo firmato prevede che il sistema informatico riconosca l'impronta, ma che l'identità del lavoratore non sia tracciabile, né lo siano gli orari dei passaggi. Di fatto, neppure se fosse la polizia, la direzione dei Gigli sarebbe in grado di dire chi è entrato e chi è uscito dal momento che i dati anagrafici dei dipendenti non sono collegati alle impronte.
Il sistema prevede che potranno entrare non delle persone con nome e cognome ma di fatto un numero x di impronte pre-registrate.
L'esigenza del centro commerciale era quella ormai da anni di avere certezza su chi entrava dall'ingresso riservato nel centro commerciale, in particolare nei momenti precedenti all'apertura dei negozi. E soprattutto avesse accesso anche a luoghi non aperti al pubblico. Una certezza, nata nell'anno dell'attentato alle torri gemelle, a cui non era stato possibile dare risposta dal momento che i sistemi (una prova era stata fatta già nel 2011) non garantivano i lavoratori. Oggi, dopo un lavoro sia sui software sia con il Garante della privacy, la soluzione è stata trovata con soddisfazione sia da parte dei sindacati sia del centro «potremo garantire la sicurezza nel rispetto dei lavoratori».
Finora gli ingressi per i dipendenti erano sorvegliati dai vigilanti ma anche accessibili con dei badge che, però, negli anni erano passati più volte di mano.
«C'era l'uso dei dipendenti di prestarli a parenti e amici perché magari erano più comodi rispetto al parcheggio sul retro. Una situazione che non poteva continuare proprio per motivi di sicurezza», spiegano in coro sindacati e l'azienda.