PONTEDERA. "Felice colui che ha trovato il suo lavoro; non chieda altra felicità". Lo diceva Thomas Carlyle, storico e saggista scozzese del XIX secolo. E a distanza di tanti e tanti anni, nessuna frase può descrivere meglio il momento attuale. Soprattutto quello di Moussa Ndoye, giovane 29enne originario del Senegal che da poco più di un paio di anni vive a Pontedera. E lui non chiedeva davvero altro. Da qualche giorno, Moussa ha trovato lavoro alla Bottega di Pasticceria, sul Lungarno Ferrucci di Firenze.
DA AMBULANTE A DIPENDENTE
Scherzi della vita, perché proprio fuori dalla porta di quel bar, Moussa – per tutti i clienti ormai “Noè” – ha chiesto l’elemosina per più di due anni. E prima di allora, aveva fatto lo stesso di fronte al bar Pappagallo, sempre nel capoluogo. Da venditore ambulante, vendeva quel che riusciva a trovare nei negozi a basso prezzo di via Nazionale: accendini, fazzoletti, calzini. Per racimolare qualche spicciolo, nel tentativo disperato di sbarcare il lunario. Da gennaio, il contratto che ora è part-time diventerà full-time e, soprattutto, a tempo indeterminato. Una svolta che, oggi come oggi, può cambiare la vita.UNA BELLA STORIA
Una storia che, fino a pochi giorni fa, era quella di tanti altri ragazzi senegalesi. Soprattutto quelli residenti a Pontedera. All’alba c’è il treno per Firenze, quindi puntata alle vetrine dei commercianti cinesi. Dalle 8 di mattina, più o meno, Moussa era lì alla porta della Bottega, a chiedere qualche centesimo ai passanti e agli avventori del bar. A metà pomeriggio, nuovamente in treno per tornare a Pontedera, dove ancora oggi convive con altri sette connazionali, per 150 euro di affitto più le bollette. Poi la svolta: il lavoro alla Bottega di pasticceria. Ora spazza, pulisce e sparecchia i tavoli in uno dei locali più prestigiosi del centro città. "Non ci volevo credere – racconta Moussa, che sta imparando l’italiano – è stata una bellissima emozione, e ho ringraziato tanto Simone, il mio datore di lavoro".
PARLA IL TITOLARE
Per Simone Bartolini, chef stellato e titolare della pasticceria, assumere Moussa è stato naturale. "Non volevamo assolutamente tutta questa risonanza mediatica, – spiega – e non credo di aver fatto niente di eccezionale, anzi". Bartolini, per la Bottega di Pasticceria, ha alle sue dipendenze una cinquantina di collaboratori, e Moussa è uno di questi. Niente di più, niente di meno. "È un ragazzo che si è fatto apprezzare facendo tanti sacrifici – continua – Non è pietà, per me è stata un’assunzione come tutte le altre". Anche se, a giudicare dall’attenzione suscitata, sembra non essere così. Almeno per gli altri. "Sono stato anche chiamato in televisione a raccontare la sua storia – commenta Bartolini – ma non m’interessa, abbiamo un’attività da portare avanti".
IL FUTURO
Moussa è arrivato in Italia nel dicembre 2015 con l’aereo e il visto turistico, a differenza di tanti altri suoi connazionali che arrivano con mezzi di fortuna. Del resto, suo fratello Modou vive a Pontedera da quasi 15 anni. Alla scadenza, Moussa ha fatto richiesta di asilo politico, che da gennaio non servirà più: con il suo nuovo lavoro, il factotum della Bottega di Pasticceria potrà avere il permesso di soggiorno. «Mi trovo benissimo con tutti i miei colleghi – conclude Moussa – e sono molto felice di quello che faccio». Ora Moussa può guardare al futuro con un occhio diverso, grazie anche a chi ha voluto credere in lui e alla sua grande voglia di dare una mano.