PISA. Sa più di quello che ha detto vent’anni fa e che ha ripetuto di recente ai magistrati che indagano sulla morte del parà Emanuele Scieri e che sospettano che fosse in caserma a Pisa la notte della tragedia. Versioni che non convincono, tra opacità e scarsa trasparenza, e che ora diventano un’accusa di favoreggiamento e false informazioni ai pm. . Sale di livello l’inchiesta sul caso Scieri con l’iscrizione sul registro degli indagati del generale in congedo Enrico Celentano, 76 anni, residente nel Senese, all’epoca dei fatti comandante della Folgore.
Per oltre quattro ore Celentano, accompagnato dal suo legale, ha risposto alle domande del procuratore capo Alessandro Crini e del sostituto Sisto Restuccia. L’avviso di garanzia è una conseguenza dei riscontri portati avanti dalla Procura mettendo insieme decine di testimonianze. Celentano era stato sentito come persona informata sui fatti nell’aprile 2018. Le sue dichiarazioni furono identiche, tra non so e non ricordo, a quelle rese nel 1999 ai magistrati dell’epoca e poi alla commissione d’inchiesta parlamentare.
Quando i pm pisani hanno avuto un quadro che virava con forza verso l’atto di nonnismo, anche come contesto alla Gamerra, hanno ritenuto che le zone d’ombra non chiarite dal generale avessero bisogno di un approfondimento. Di qui l’avviso di garanzia. Quello che la Procura vuole capire e che l’indagato non ha spiegato riguarda tre aspetti: una telefonata partita alle 23,48 del 13 agosto 1999 dal cellulare in uso al generale verso l’utenza della sua casa di Livorno. Scieri alle 23,45 risultò assente al contrappello; l’ispezione alla Gamerra in auto e perimetrale alle 5,30 del 15 agosto, mai fatta prima e in nessun’altra caserma della Folgore; una volta scoperto il cadavere di Emanuele, il pomeriggio del 16 agosto, Celentano fece un sopralluogo sbrigativo.
«Gli inquirenti accertarono che tale telefonata agganciò in partenza la cella di Pisa nei pressi della Gamerra – scrive la commissione d’inchiesta –. È un altro elemento rimasto oscuro nella vicenda Scieri e al quale le indagini della magistratura non hanno mai dato risposta. Altresì, nessuno indagò sul perché il generale Celentano ispezionò la caserma alle 5.30 del mattino del 15 agosto 1999». Il generale, autore del famigerato Zibaldone (raccolta di battutacce sessiste, antimeridionali, contro i politici e descrittivo di atti di nonnismo, ndr) inizialmente disse che Scieri era rimasto vittima di una prova di forza fallita perché era «anzianotto» e in «sovrappeso».
Un incidente, dunque. Poi alla commissione parlamentare fornì altri due scenari, introducendo il tema del nonnismo come ipotesi per spiegare il giallo. La relazione sul punto precisa: «In sede di audizione Celentano considerò una seconda e terza ipotesi: che Scieri si fosse imbattuto in un gruppo di “spiritosi”, che “lo abbiano invitato a fare quello che lui ha fatto spontaneamente”; oppure che si fosse imbattuto in una pattuglia di ronda di anziani che poteva averlo costretto a salire sulla scala. Queste dichiarazioni aprono un capitolo importante e significativo dell’audizione di Celentano che concerne la sua percezione della presenza di atteggiamenti nonnisti in seno alla Folgore e la sua concezione stessa del nonnismo come fenomeno culturale». Rilevare le eventuali contraddizioni tra quanto dichiarato come persone informate sui fatti e quello che poi è stato accertato nel corso dell’inchiesta, potrebbe far salire il numero degli indagati.