PIOMBINO. Rosso pompeiano o mattoncini a vista. Volumi e finestre che sembrano nati da una sovrapposizione di scatoline (cosa per altro vera).
Palazzi, case, tanto particolari quanto caratteristiche, che portano una sola firma: quella dell’architetto Carlo Benassi. «Più che disegnare... i progetti li studiavo utilizzando delle piccole scatole di cartoncino...» conferma l’architetto Benassi (quasi) 89 anni, ripensando al lungo lavoro che sposa il suo nome a gran parte di costruzioni della Piombino che cresce: tra fine anni Cinquanta e inizio Ottanta. Racconto che affonda nella città (allora) dell’acciaio e dell’acciaieria-indotto con più di 10mila persone occupate. «Le palazzine non si potevano costruire... - ricorda Benassi - non erano case per tutti, ma tentativi di palazzi che qualcosa di diverso avevano sì, dipendeva dal committente».
Con loro un giro della città molto particolare. Tra palazzi e palazzine che rispecchiano il momento in cui sono stati realizzati. «Costruzioni che sembrano poco lineari - spiega Carlo Benassi - senz’archi... ma ordine, aperture, finestre grandi».
Carlo Benassi nato a Carrara il 19 ottobre 1929, a Carrara il liceo artistico, laureato in architettura a Firenze il 30 luglio 1955. Numero 2 nell’Albo dell’ordine degli architetti di Livorno. «Finita la guerra il mio babbo si era trasferito a Piombino - racconta - non alle acciaierie, lavorava sulla meccanica dei mulini. Io tra Carrara e Firenze e solo dopo la laurea sono venuto qui. Piombino come tutta l’Italia era in espansione. Ho incontrato due persone molto importanti per la mia formazione: Renzo Chini, maestro elementare, appassionato di cinema e fotografia e l’assessore all’urbanistica e alla cultura Sergio Carignani. Di eccezionale creatività e bravura mi hanno indirizzato con grande affetto... Renzo mi ha pure insegnato come montare un film!» .
Forte per Benassi l’amicizia col barone ed architetto Vittorio l’Hermite: «Sua la costruzione di Villa Canaletto nel 1926 e ha realizzato il palazzo della Sirena... - aggiunge - era affascinato dalla bellezza femminile...». All’ingresso del campo Magona, il palazzo coi mattoni a faccia vista - anni Sessanta - è di Benassi, tra gli anni Sessanta e Settanta costruisce capannoni industriali della Magona «anche gli impianti per la zingatura» ricorda. Fine Settanta a Salivoli, i tre palazzi che si affacciano su piazza Sgarallino «per tre committenti diversi - afferma Benassi - Tanti palazzinari che volevano soprattutto vendere e mettere dentro tante famiglie. Ma ho comunque sempre cercato di fare case belle...».
Davanti alla spiaggia di Salivoli 1970 il palazzo bianco con finestre rosse, del 1971 il "crescent", poi la palazzina a tre piani nel 1978. "Suoi" il palazzo rosso sotto via della Pace, quelli dietro La Sirena, la palazzina rossa di Villamarina, in di via Barontini 5 (suo ex studio), il palazzo d’angolo tra Fucini, via Tellini e piazza Dante, ma anche le residenze del villaggio Baia Etrusca a Riotorto (bianco e finestre azzurre). Poi le costruzioni alla Capriola chiudendo con l’asilo di via Medaglie d’Oro. «Architetto ormai voce di spesa non più valore aggiunto - dice - bello finire con l’asilo... oblò in basso perché lì sotto dormono i piccini con sempre uno spiraglio di luce...». Fermarsi a guardare scoprendo un tempo non scandito dall’orologio ma dall’interpretazione della realtà che qualcuno riesce a fare - ancora - per tutti.