PIOMBINO. «Credo sia positivo registrare l’interesse per le acciaierie da parte di gruppi importanti, ma in questa fase non sappiamo nulla di quali siano realisticamente i loro progetti. Così, se questo interesse maturerà nel corso di incontri tra Governo, Regione e Cevital, al momento opportuno valuteremo i piani di chi si proporrà e la loro compatibilità con i nostri progetti di diversificazione e di pianificazione urbanistica».
Così il sindaco Massimo Giuliani si esprime rispetto alle indiscrezioni sull’interesse manifestato per la ex Lucchini in particolare dal tycoon indiano Sajjan Jindal, con valutazioni in corso sull’eventuale riaccensione dell’altoforno e su ipotesi di un forno elettrico nella zona degli ex convertitori.
Sindaco, se dunque siamo ancora, o di nuovo, ai preliminari per le acciaierie, qual è la sua valutazione di questa fase?
«Dico che occorre saper ascoltare le aspirazioni della città. Da anni diciamo in coro che vogliamo tornare a produrre acciaio, ma con tecnologie all’avanguardia e compatibili con l’ambiente. C’è un progetto, quello di Cevital, che segue l’accordo di programma del 2014 sulla delocalizzazione dell’industria pesante. Noi vogliamo sviluppo e un’economia diversificata, e il piano strutturale lo definirà ancora più chiaramente. Ma la siderurgia deve avere il suo posto, per questo da anni lavoriamo, e quindi ci confronteremo con chi eventualmente presenterà dei progetti».
Ma a che punto è il lavoro per la diversificazione?
«Va avanti, stiamo facendo cose importanti, ma come dico da tempo serve un nuovo Accordo di programma che ci sostenga in questa fase di passaggio. Per questo la sottosegretaria Silvia Velo ha inoltrato in questi giorni un documento alla Presidenza del consiglio, dove indichiamo le priorità di un’area di crisi complessa come la nostra».
Quindi servono soldi, quanti e da destinare a quali interventi?
«In totale siamo intorno ai 300 milioni: nel documento indichiamo l’assoluta necessità di completare l’infrastrutturazione, col secondo tratto della 398 fino al porto, con gli interventi sulla rete ferroviaria e sulle aree retroportuali per i nuovi traffici, nella parte a terra della darsena, la demolizione e messa in sicurezza di ex carbonili ed ex Irfird. Ma occorre intervenire anche per la rimozione dei cumuli dell’area li53 per la quale stiamo lavorando con Regione, Rimateria e Invitalia».
Al Governo viene chiesto un intervento molto impegnativo...
«Sì ma è necessario visto che, ripeto, Piombino è area di crisi complessa, dove c’è un problema di tempi lunghi e conseguentemente di tenuta sociale. Per questo chiediamo anche risorse addizionali per le tante situazioni di disagio che ci troviamo ad affrontare».
Torniamo alla questione siderurgica. Se siamo alla fase preliminare, dove ancora è incerta la posizione di Rebrab, a tutt’oggi proprietario della ex Lucchini, cosa si attende dal Governo e dalla Regione?
«Quello che non voglio è arrivare a una situazione di divisione della città su scelte importanti da fare sotto il ricatto occupazionale. Per questo è importante che quando si inizierà a discutere concretamente ci sia una condivisione dei temi in ballo fra Governo, Regione e Comune. Tutto ciò considerando che riguardo all’arrivo eventuale di nuovi soggetti industriali, resta da capire che posizione assumerà Rebrab anche rispetto agli altri impegni su logistica e agroalimentare».
E i piombinesi cosa si devono aspettare dall’amministrazione comunale?
«Grande senso di responsabilità, come sempre. Sappiamo che dobbiamo affrontare una situazione contingente ma in cui si pongono le basi per affrontare le sfide future. Che, in ogni caso, non saranno facili».