PIOMBINO. Jsw ha ufficializzato la nomina di Marco Carrai a vicepresidente esecutivo con pieni poteri. Una nomina che arriva mentre la situazione nello stabilimento si sta facendo drammatica. Con gli impianti semiparalizzati, arriva l’allarme dell’indotto, che rischia di crollare di fronte all’impossibilità di Jsw di pagare le aziende creditrici.
«La situazione delle aziende che lavorano nell’indotto Jsw è insostenibile – conferma Diego Nocenti, presidente di Cna Val di Cornia - Da una ricognizione fatta da Cna presso alcune fra le principali aziende del territorio risultano fatture scadute addirittura da agosto 2019 e un importo generale dello scaduto che supera il milione di euro. Le aziende dell’indotto – prosegue Nocenti – non sono assolutamente nella condizione di sopportare finanziariamente la situazione e oltretutto non c’è a oggi possibilità di ottenere dalla Jsw impegni certi sulla ripresa dei pagamenti».
Situazione aggravata dallo slittamento della presentazione di un piano industriale, attesa entro la fine di giugno, necessaria a mettere in campo l’aiuto promesso dal Governo per sostenere l’azienda e la ripresa produttiva-
Persone per le quali il tempo di reazione a questa situazione è un elemento decisivo. Perché una «parte di questi lavoratori – dice Talini – è stata messa in cassa integrazione utilizzando le misure varate per il Covid 19, che però stanno per scadere. Terminata anche questa possibilità, qualora non si sblocchino i pagamenti le aziende dovranno prendere scelte più dolorose. A niente purtroppo sono valsi i contatti con la direzione locale dell’azienda siderurgica, anche con il supporto dell’amministrazione comunale. Dalla fabbrica non escono segnali incoraggianti, anzi: i pochi investimenti – conclude il direttore di Cna – finalizzati a quel minimo di produzione presente al treno rotaie, sono stati rinviati».
«Abbiamo chiesto al presidente della Regione, Enrico Rossi, un incontro urgente – aggiunge il presidente territoriale di Cna, Maurizio Serini – perché la valenza della produzione siderurgica di Piombino, e la sua crisi, hanno un valore che travalica ormai i confini locali. La Regione ha fatto molto per questa area a crisi complessa, ma è giunto il momento che canalizzi i suoi sforzi in modo particolare su queste piccole e medie imprese dell’indotto, che rischiano di finire stritolate da queste assurde dinamiche finanziarie. I titolari, i soci, i dipendenti e le relative famiglie, non sono meno cittadini dei dipendenti diretti dell’acciaieria».