PESCIA. La pieve di Castelvecchio ha riavuto il suo trittico. Non proprio il suo originale, ovvero la pala d’altare attribuita al pistoiese Nanni di Iacopo, bensì una copia realizzata dagli allievi della scuola comunale di disegno e pittura coordinati da Claudio Stefanelli. . «I colori e le forme del trittico tornano a splendere in una mirabile copia che la scuola comunale di pittura ha eseguito, dopo aver analizzato accuratamente l’originale, cercando di carpire i suoi segreti e le sue tecniche, ma soprattutto tentando di trovare e riproporre la stessa ispirazione e le stesse finalità artistiche e di devozione. Credo che l’impresa da far tremare vene e polsi per la sua complessità, sia ben riuscita e meriti il nostro plauso». Così il vescovo Roberto Filippini ha descritto l’impresa in cui si sono cimentati Stefanelli e i suoi allievi, nella presentazione dell’opuscolo dedicato all’evento di presentazione di questa tela – pubblicato grazie al Lions Club Pescia – e che si è svolto domenica in concomitanza col tradizionale concerto di Santa Cecilia.
Il restauro della pala originale del ’300, che rimase nella pieve fino al 1885 prima di essere portata a Firenze, non è mai avvenuto a causa delle pessime condizioni in cui versava. Condizioni che peggiorarono avendo l’opera oltretutto subito l’alluvione del ’66. Secondo gli esperti della Soprintendenza questo dipinto su tavola non farà più ritorno nella sua sede originaria, date le sue condizioni estetiche di illeggibilità e l’estrema delicatezza che obbligano a conservarlo in ambiente protetto e salubre.
Cristina Masdea, funzionario di zona della Soprintendenza, fece ricoverare il trittico presso il laboratorio di restauro Piacenti di Prato per sottoporlo ad un delicato intervento conservativo. Purtroppo lo storno dei fondi lo ha impedito e poco prima del suo collocamento a riposo lanciò l’idea di una copia, subito accolta da Claudio Stefanelli con cui per anni ha collaborato in qualità di direttore dei musei civici di Pescia e docente della scuola comunale di disegno e pittura.
L’impegno di Claudio Stefanelli e dei suoi allievi non è stato poco, data la complessità dell’opera il cui supporto ligneo è ricco di cornici, intagli e originariamente anche di pinnacoli. La sua realizzazione ha implicato l’utilizzo degli antichi canoni pittorici e l’impiego di materie e tecniche speciali come la doratura in oro zecchino e il dipingere a tempera ben sedici figure.
Il procedimento è stato lungo e complesso, nel considerare anche lo studio e comparazione con altre opere attribuite al medesimo artista sparse nel mondo. Adesso la rielaborazione del trittico ha trovato la vecchia e originaria collocazione, sulla medesima panca che accoglieva il suo precedente illustre, dietro l’altare e lì rimarrà. Chi vuole ammirarlo può prenotare la visita chiamando i volontari del gruppo parrocchiale Roberto Flori 335 5615543 e Lario Rosellini 0572 7400115.