CARRARA. Il ritardo nell’avvio del cantiere per la ricostruzione dell’argine del Carrione è dovuto a... un ricorso al Tar. Lo rivelano i tecnici della Regione Toscana in una sorta di risposta a distanza alle lamentele dei residenti di Marina di Carrara e degli imprenditori della zona di via Argine Destro che nei giorni scorsi erano tornati per l’ennesima volta a denunciare il mancato rispetto delle scadenze annunciate.
La storia della ricostruzione della sponda crollata sotto la furia delle acque del Carrione il 5 novembre del 2014 è apparsa fin da subito complicata: in prima battuta per la necessità di attendere i tempo della magistratura, impegnata in una fitta serie di rilievi e indagini sul tratto di argine crollato, in una serie di operazioni dichiaratamente mirate a individuare le cause del cedimento. È stato anche grazie a quegli esami che il perito nominato dal giudice per le indagini preliminari Ermanno De Mattia, l’ingegner Maurizio Rosso, aveva potuto scrivere, nero su bianco che «l'argine crollato era a tutti gli effetti del tutto inidoneo a scongiurare il rischio del verificarsi del fenomeno». Una perizia arrivata a un anno esatto dall’alluvione quando - ormai superati i problemi dei sigilli - erano già in tanti a interrogarsi sui tempi della ricostruzione, anche perché di lì a poco i due super luminari incaricati dalla Regione di studiare e sistemare il Carrione erano arrivati in città “armati” di indagini e progetti.
Ed era stato proprio allora, a novembre 2015, in concomitanza con la prima presentazione del progetto di messo a punto dal professor Giovanni Cardinale che prevede la costruzione di un muro da 280 metri per un investimento da 4 milioni di euro, illustrato davanti al consiglio comunale riunito a CarraraFiere, che era stata indicata la prima data per l’avvio dei lavori: gennaio 2016. In quella fase infatti la Regione aveva già attivato la procedura negoziata per l’affidamento dei lavori e si dava per scontato che entro la fine del 2015 sarebbe stato assegnato l’appalto. Così però non è stato e così il mese scorso, quando si è tenuto un secondo appuntamento a CarraraFiere dedicato ai progetti sul Carrione, l’assessore regionale all’ambiente, Federica Fratoni, era tornata a toccare il delicato tema del cronoprogramma, dando per certo l’avvio dei lavori subito dopo Pasqua. Trascorsa l’ennesima scadenza, preoccupati per la tenuta dell’argine “provvisorio” e stanchi di sopportare i contraccolpi della viabilità modificata - vedi le polveri che si levano dalla pista attraverso villa Ceci e le gimcane a cui sono costretti i clienti e i fornitori diretti al polo del lapideo di via Argine Destro - residenti marinelli e imprenditori sono tornati sul piede di guerra minacciando. A spiegare il perché dell’ennesimo ritardo dell’apertura del cantiere è una nota degli uffici tecnici della Regione che rendono noto che «l’affidamento dei lavori è momentaneamente sospeso in attesa della pronuncia del Tar sulla richiesta di sospensiva avanzata da una delle ditte escluse, in sede di ricorso amministrativo».
In pratica tutte le procedure di gara per l’aggiudicazione dei lavori sono state espletate e dunque, almeno la Regione conosce già il nome della ditta che dovrà realizzare l’opera. Uno dei “partecipanti”, però, ha presentato ricorso al tribunale amministrativo e così si dovrà attendere il pronunciamento dei giudici. Quando? «L’udienza è fissata entro la fine di aprile» rassicurano dalla Regione lasciando intendere che solo allora si avranno a disposizione elementi utili a definire i tempi di esecuzione dei lavori. Certo se la gara dovesse essere ripetuta ex novo, l’attesa per assistere alla posa della prima, agognata pietra del nuovo argine, si allungherà ancora una volta. Con grande sgomento di chi e sono in molti, ormai da un anno e mezzo, guarda con preoccupazione e rabbia a quell'argine provvisorio.