Un cittadino bosniaco è stato arrestato in Germania la scorsa settimana, nella notte fra il 19 e il 20 giugno, perché sospettato di legami con i jihadisti del commando responsabile degli attacchi del 13 novembre del 2015 a Parigi e le autorità tedesche preparano la sua estradizione in Belgio. Lo riferiscono la polizia e la procura tedesche. Sull’uomo, 39 anni, la cui identità non è stata rivelata, pendeva un «mandato d’arresto delle autorità del Belgio per il suo presunto sostegno a un’organizzazione terroristica in legame con gli attacchi terroristici che hanno preso di mira in particolare il Bataclan» a Parigi, fanno sapere la polizia federale tedesca e la procura di Dresda, in una dichiarazione congiunta.
Quello alla discoteca Bataclan è stato un attacco terroristico senza precedenti, a meno di un anno dalla strage di Charlie Hebdo, nella notte del 13 novembre 2015.
Un commando di attentatori kamikaze ha colpito sei volte in 33 minuti, sparando all’impazzata sulla folla, in strada e nei locali, soprattutto fra giovani che stavano trascorrendo il venerdì sera fuori casa con un bilancio pesantissimo: 130 i morti e oltre 300 feriti. Sette terroristi sono morti, sei sono riusciti ad azionare la loro cintura esplosiva e a farsi saltare come sognano i «martiri» della jihad, gridando «Allah è grande», uno - all’interno del teatro della carneficina, la celebre discoteca Bataclan - non ha fatto a tempo ed è stato eliminato dalle teste di cuoio.
Un’auto, una Seat nera ’Leon’, ha portato alcuni terroristi davanti a quattro ristoranti. Davanti a ognuno dei locali, dove in pieno venerdì sera (erano circa le 21.30) c’erano moltissime persone a mangiare o semplicemente a bere un bicchiere, sono scesi e hanno fatto fuoco. Tutti erano equipaggiati con fucili kalashnikov.A dare il via all’impressionante sequenza di azioni omicide è stato alle 21.20 un kamikaze che si è fatto esplodere nella strada che corre lungo lo Stade de France. Era la «rue Rimet», intitolata all’ideatore dei mondiali di calcio, e il kamikaze si è fatto saltare all’altezza della porta B. Un’esplosione impressionante, rafforzata da perossido di idrogeno con chiodi e bulloni - tutti i kamikaze avevano lo stesso tipo di esplosivo - che ha ucciso all’istante il killer suicida e un malcapitato passante. Ma il piano era, se possibile, peggiore. L’attentatore aveva infatti un biglietto d’ingresso, ma è stato fermato ai cancelli dello stadio dopo che gli addetti ai controlli hanno scoperto che indossava dell’esplosivo. Allora si è fatto esplodere mentre tentava la fuga. All’interno dello stadio, tutti hanno capito che non si trattava dei soliti petardi dei tifosi. Ma la partita - a parte il presidente Francois Hollande immediatamente prelevato in tribuna d’onore e riportato all’Eliseo - andava avanti.
Pochi minuti dopo esordivano i commando ’parigini’: la Seat nera della morte si ferma davanti a due ristoranti del XII arrondissement, i killer scendono e sparano all’impazzata contro i ristoranti Carillon e Petit Cambodge, uccidendo 15 persone e ferendone gravemente altre 10. Un minuto dopo, seconda esplosione allo stadio, porta H, muore il kamikaze. Poi, 5 morti alla Bonne Biere, seconda tappa della Seat nera. Pochi minuti e altri 19 innocenti muoiono alla Bonne Biere, terza tappa del tour del terrore. Poi in un locale di boulevard Voltaire, lo stesso del Bataclan, un terrorista si siede al tavolo, ordina da bere e si fa saltare. Si salva, miracolosamente, la cameriera che aveva raccolto l’ordinazione.
Intanto, un commando di 4 terroristi sbarca da una seconda auto, una Polo nera, davanti al Bataclan dove si esibisce il gruppo californiano Eagles of Death Metal, che suona da mezz’ora, minaccia i vigili, fa irruzione nel locale e spara all’impazzata sulla folla. Che all’inizio pensa a effetti speciali. Dura tre ore la presa di ostaggi, con scene di terrore e disperazione e alla fine si contano 89 morti a terra, compresa la studentessa veneziana Valeria Solesin, nella capitale francese da 4 anni per un dottorato in sociologia.