Basterebbe dirlo, che non è amore ma è per soldi. Basterebbe dirlo che in fondo dei diritti umani a loro gliene frega il giusto, cioè molto poco. Invece no, è il solito festival dell’ipocrisia che l’italico pallone manda in scena a targhe alterne. La Lega calcio fa finta di commuoversi per la devastante ondata di violenza contro l’universo femminile e manda in campo giocatori, arbitri e allenatori con una striscia di rossetto sugli zigomi (era appena il 24-25 novembre scorso), lancia a ogni pie’ sospinto lavatrici di coscienze fatte di raccolte di fondi attraverso sms solidali. Però poi – per un pugno di milioni (24) – porta l’unica partita (per ora) esportabile al cospetto di un regime accusato delle peggiori nefandezze in fatto di diritti umani e delle donne in particolare. E così, nonostante gli appelli a ripensarci, mercoledì 16 gennaio la Supercoppa italiana fra Juventus e Milan si giocherà a Gedda, in Arabia Saudita.
Il nostro pallone sarebbe anche bello se non finisse per far ribrezzo per quel che riesce a mettere in piedi. Il regime saudita è pesantemente sotto accusa ma la Lega calcio fa spallucce e ignora colpevolmente le notizie sul brutale assassinio del giornalista Jamal Khashoggi che chiamano in causa il principe ereditario saudita, lo stesso che consegnerà una coppa con mani sospette a Chiellini o a Romagnoli. L’ultima, inutile, preghiera a desistere è arrivata dal sindacato interno dei giornalisti Rai, la tv che ha i diritti della sfida. E non c’è solo questo omicidio di Stato a inquietare ma il regime in sé, che alle donne ha da poco permesso di prendere la patente di guida ma nega loro un processo equo, matrimoni liberi, eredità (ai fratelli maschi va il doppio), la possibilità di sposare uno straniero, aprire un conto in banca, viaggiare, interagire liberamente con gli uomini o vestirsi come vogliono.
Purtroppo non siamo soli in questa enorme, triste e orripilante sinfonia del peggio. La Federcalcio mondiale, quella dell’epoca peggiore di Sepp Blatter, ha assegnato i Mondiali 2022 al Qatar grazie all’uso scientifico della corruzione. Si giocherà in dicembre perché d’estate sarebbe impossibile e si sono chiusi gli occhi su come si stanno costruendo stadi e infrastrutture. E cioè con operai ridotti in semischiavitù reclutati in Paesi poveri, soprattutto Bangladesh, Nepal, India e Filippine. In Qatar i diritti sono carta straccia: il datore di lavoro (che paga male e in ritardo e costringe a turni infernali) può negare la possibilità di lasciare quell’impiego per trovarne un altro. Chi lo fa può essere accusato di latitanza e vedersi negato il passaporto che resta in custodia dell’aguzzino-datore di lavoro. Insomma, non ci sono le catene ma è come se. Ai Mondiali del 2022 parteciperanno 736 calciatori, i morti nei cantieri sono già il triplo, più di 2.000. Il record precedente era di Italia ’90: 24 vittime. Ma non essere più i recordmen dei cantieri sanguinanti non consola, visto come sappiamo andar d’accordo con gli imperi del Male. —
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