ROMA. L'Unar, Ufficio antidiscriminazioni razziali della Presidenza del Consiglio, è nella bufera dopo le polemiche sui finanziamenti a associazioni gay scatenate da un servizio delle Iene, e il suo direttore, Francesco Spano, si è dimesso questa sera dopo un lungo colloquio a Palazzo Chigi con il sottosegretario Maria Elena Boschi.
L'accusa: fondi a prostituzione maschile. Dimissioni che «vogliono essere un segno di rispetto al ruolo e al lavoro che ha svolto e continua a svolgere l'Unar» sottolinea Palazzo Chigi in una nota, in cui si precisa che «disporrà la sospensione in autotutela del Bando di assegnazione oggetto dell'inchiesta giornalistica, per effettuare le ulteriori opportune verifiche. I relativi fondi, comunque, non sono stati ancora erogati». A chiedere a gran voce le dimissioni di Spano e la chiusura dell'Ufficio sono stati, per tutta la giornata di oggi, numerosi parlamentari di un arco che va dal centrodestra alla Lega Nord al M5S. Il motivo, un servizio delle Iene trasmesso ieri sera su Italia 1, nel quale si accusa l'Unar di aver finanziato una associazione di persone omosessuali a cui fanno capo circoli nei quali si praticherebbe prostituzione maschile, e il direttore dell'Ufficio di essere socio di questa stessa associazione e dunque, secondo le accuse, in palese conflitto di interesse.
Anddos: «Pessimo servizio montato a tavolino contro comunità Lgbt». Il gruppo della Lega Nord, preannuncia il deputato Paolo Grimoldi, presenterà un'interrogazione al Governo per chiedere chiarezza sui costi e sulle spese dell'Unar dal 2011 ad oggi e per chiederne l'immediata chiusura. Intervengono anche i deputati M5s in commissione Affari sociali, che dicono di avere pronta una interrogazione al Governo per chiedere chiarimenti. Sulla vicenda si muove anche il Codacons, che ha presentato stamani un esposto alla Corte dei Conti e alla Procura della Repubblica di Roma, in cui si chiede di aprire un'indagine sull'utilizzo dei fondi pubblici da parte dell'Unar. La trasmissione non forniva il nome dell'associazione, ma la onlus Provita si è fatta due calcoli, ha controllato su Internet e alla fine ha puntato il dito contro Anddos (Associazione nazionale contro le discriminazioni da orientamento sessuale), che avrebbe ricevuto dall'Unar nel 2016 oltre 55mila euro per i suoi progetti antidiscriminatori. Intervistato dal sito GayPost, il presidente di Anddos, Marco Canale, si è limitato a poche parole: «ieri sera a Le Iene abbiamo assistito a un pessimo servizio montato a tavolino contro le associazioni e comunità Lgbt, che rilancia lo stereotipo omosessualità-perversione-prostituzione. Mancava solo "pedofilia" e il quadro sarebbe stato completo».