GROSSETO. «Quando in Maremma trovi un ponte, onoralo più d’un conte», recita un vecchio proverbio, testimonianza d’epoca della cronica mancanza di infrastrutture in provincia di Grosseto. Allora andava anche peggio perché, per attraversare il fiume a sud del capoluogo, fino a tutti gli anni Venti del secolo scorso, l’unica possibilità era la barca dell’Alberese, vicino a Torre Trappola nella zona chiamata, appunto, Pian di Barca. Fino al 1929 quando venne inaugurato il ponte di Spadino alla presenza dell’onorevole Turati, voluto da Mussolini in persona, costruito in un anno e che ha finito per portarne il nome.
Giugno 1929, l'inaugurazione del ponte nel filmato dell'Istituto Luce
«La gara è già stata avviata, l’appalto sarà aggiudicato a breve, dopodiché potranno partire i lavori», spiega il consigliere provinciale con delega a lavori pubblici e trasporti, Marco Biagioni. «I tempi di realizzazione non doverebbero superare le due o tre settimane, poiché si tratta soprattutto di interventi di drenaggio e di regimazione delle acque piovane».
In particolare riguardano il piano viario, cioè la parte ricostruita dopo la realizzazione del ponte, con la rimozione dell’asfalto, l’impermiabilizzazione, la sistemazione degli scarichi e la nuova copertura con il bitume, il rifacimento delle spallette. «Sono diversi anni che non vengono fatti lavori sul ponte – aggiunge Biagioni – per cui era necessario fare questi interventi conservativi, per evitare i danni delle infiltrazioni. La struttura non ha mai avuto problemi di stabilità, è tenuta sotto controllo, insieme al resto della viabilità provinciale, con un sistema di monitoraggio avanzato con i droni, attivo dal 2018, quando abbiamo affidato l’incarico a una società di Salerno che si è aggiudicata la gara».
Il ponte Mussolini, peraltro, è un po’ il simbolo del rapporto “controverso” tra Grosseto e il suo fiume. La sua costruzione mise la parola fine alle difficoltà di collegamento verso sud e, secondo la tradizione, Mussolini ne decise la realizzazione proprio perché si era trovato a dover passare dall’altro lato con la chiatta, sulla quale aveva fatto salire l’automobile. E non doveva essere cosa da poco, poiché veniva fatta scorrere sulla superficie dell’acqua dal barcaiolo, tramite cavi assicurati alla terraferma.
In altri punti dell’Ombrone la barca è rimasta molto più a lungo, come a Campagnatico, dove ha resistito come unico sistema fino agli anni Sessanta. Anche a Grosseto è stata usata per diversi decenni ancora, dopo il’29, soprattutto dai contadini che evitavano così il “giro” dall’Aurelia.
In ogni caso, l’inaugurazione del ponte di Spadino, documentata dai filmati d’epoca dell’Istituto Luce, venne salutata come l’inizio della fine dell’isolamento che aveva sempre segnato la storia della Maremma, ammorbata dalla malaria oltre che dalla mancanza di strade e ponti. –