GROSSETO. Sarà il giudice del lavoro a stabilire se la condotta dell’assessore al Personale del Comune di Grosseto Giacomo Cerboni è corretta, oppure viola le leggi, la contrattualistica, il diritto del lavoro, come sostiene la rsu e come anticipato dalla Uil in una nota diffusa una settimana fa. La stessa segreteria provinciale della Uil, senza neppure attendere l’allineamento delle altre sigle sindacali, ha deciso ieri di procedere per vie legali.«Tralasciando i numeri sulla effettiva partecipazione all’incontro convocato dallo stesso assessore, un’ottantina di persone a fronte di circa 480 dipendenti - dice il segretario di categoria Sergio Sacchetti - dopo la diffida disattesa inviata nei giorni scorsi, abbiamo deciso di procedere con un ricorso in Tribunale, nella consapevolezza che si tratta di un’azione spiacevole, inusuale, ma necessaria».
La Uil si rammarica del comportamento di Cerboni, del suo perseverare nell’errore, della ricerca di uno scontro. «Chiama assemblee, in modo improprio e fuorviante, questi incontri periodici con il personale. Alterna con i sindacati toni duri a inviti concilianti. Tira dritto nella campagna di disintermediazione, travisamento e sconfinamento dei ruoli. Per questo abbiamo deciso di procedere».Uil aveva comunque partecipato, con il segretario organizzativo, all’assemblea del 25 giugno. «In quella occasione - prosegue Sacchetti - Cerboni ha rimarcato lo scopo orientativo della riunione nei confronti del personale. Si tratta di una condotta grave, proprio perché in questo periodo il Comune di Grosseto sta compiendo scelte di natura contrattuale, a seguito del confronto in atto tra dirigenti da una parte, a rappresentare il datore di lavoro che non è Cerboni, e sindacati e rsu dall’altra».
Alla Uil non sono piaciute neanche le dichiarazioni di Cerboni pubblicate domenica dal Tirreno. Nell’articolo l’assessore afferma di non voler creare divisioni, per poi aggiungere che molti dipendenti, in questa circostanza, gli hanno espresso solidarietà e soddisfazione per gli incontri organizzati periodicamente, definiti molto partecipati. «Questa - prosegue la Uil - è nei fatti una spaccatura già in atto e non gioverà certo al clima interno, nell’organizzazione e nell’erogazione dei servizi. Cerboni dimostra di non conoscere i principi del diritto del lavoro, per esempio lo Statuto dei lavoratori, che cristallizzano le modalità di esplicazione del rapporto tra la parte forte, il datore di lavoro, e la parte debole, i lavoratori. Si tratta di relazioni in cui le parti sono, o meglio dovrebbero essere, soggetti autonomi. Non solo. Le rispettive volontà, devono / dovrebbero scaturire dalla libera decisione delle parti contraenti, secondo il principio dell’autonomia negoziale. Gli incontri periodici tra l’assessore , cioè la parte politica, e il personale minano questi principi. Non è più garantita al dipendente la facoltà di dire ciò che pensa, la facoltà di presentarsi con il cappello in testa. Per questo il diritto del lavoro ha previsto il sindacato, una rappresentanza intermedia».Le conclusioni della Uil sono perentorie, durissime. «Ciò che sta mettendo in atto Cerboni - conclude UilFpl - è una disintermediazione scientifica, studiata a tavolino, a cui bisogna opporsi senza se e senza ma. Parlare direttamente ai lavoratori, scavalcare i sindacati, vuol dire andare contro il decreto legislativo 165/2001, che separa i poteri di indirizzo e controllo da quelli di gestione. È un modo di fare estremamente rischioso, per combattere il quale ci auguriamo di essere unitari».