GROSSETO. Il settore manifatturiero riparte a Grosseto con il marchio Toscano e con gli abiti sartoriali da uomo che hanno portato il nome della città di Canapone in tutto il mondo. Prima che la mancanza di capitani d’impresa e la presenza di imprenditori senza grandi risorse portassero alla chiusura della Mabro, la fabbrica simbolo di una produzione che si reggeva soprattutto sulla capacità delle maestranze. Una quindicina di loro sono state già inserite nel nuovo progetto che tra sette mesi debutterà in città con la prima collezione, realizzata in un capannone in via Genova. La società che ha deciso di investire due milioni di euro nelle mani delle donne dell’ex Mabro si chiama Vega.
«È una stella di buon auspicio - dice Antonio Capone, direttore di Confindustria Toscana Sud - che illuminerà la via a chi ancora crede che a Grosseto si possa fare una produzione di altissima qualità». È questo il pallino dei vertici della Vega srl, a partire da Marco Berti, uno dei maggiori impresari edili della città che ha deciso di diversificare e investire due milioni di euro per la partenza di Toscano. A guidare la società c’è il manager Luciano Bianchi, affiancato da Giovanni Caso, presidente provinciale di Confesercenti ed ex direttore commerciale della Mabro e Enrico Straito, anche lui cresciuto tra le vestaglie azzurre e oggi direttore di produzione di Toscano.
«La qualità sarà garantita da un’intera filiera che parla italiano - spiega Caso - dai tessuti alla loro trasformazione. Inizialmente ci presenteremo sul mercato nazionale, con pochi agenti commerciali, poi, dal prossimo anno, cercheremo di raggiungere anche il mercato internazionale. Per me è un onore ed è anche un’emozione grande raccontare la genesi di questa sfida. A Grosseto ci sono maestranze che hanno come unica peculiarità la professionalità ed è su quella che punteremo». La fabbrica di via Genova è in fase di ristrutturazione e al momento, le quindici donne che stanno seguendo i corsi di formazione, sono state accolte in un capannone in via Senegal di proprietà di Mario Salvestroni, ex presidente di Confindustria Grosseto.Quello che fa la differenza è anche l’investimento iniziale. «I soldi ci sono - dice l’amministratore delegato della Vega Luciano Bianchi - Non abbiamo chiesto alcun mutuo bancario scegliendo di cominciare con risorse fresche».
Tra sette mesi, quando il capannone in via Genova sarà finito, la società procederà all’assunzione di altro personale. Una cinquantina di persone, per partire con la collezione numero zero che sarà messa in vendita inizialmente nello spaccio aziendale, dove i primi capi, prototipi a marchio Toscano, potrebbero essere disponibili già tra pochi mesi. Abiti sartoriali che saranno realizzati con tessuti made in Italy che saranno acquistati nel distretto di Biella.
«Nella nostra fabbrica dedicheremo spazio anche alla formazione - spiega il direttore della produzione Enrico Straito - un settore sul quale abbiamo deciso di investire». Perché, come sottolinea Caso «ho avuto la fortuna di lavorare in un’azienda insieme a madri e figlie (la Mabro, ndr) che si passavano il testimone. Questa è stata per me la più grande scuola imprenditoriale».