GROSSETO. Alza lo sguardo al cielo se passi da via Galileo Galilei, la stradina delle frasche verdi e delle luminarie natalizie al led a due passi da piazza Dante. Martedì 19 luglio 2016 nel grazioso vicoletto si tirano via i teloni da cantiere e si riscopre un loggiato del palazzo che fu della Famiglia Tolomei, le cui arcate a tutto sesto sono rimaste chiuse – tappate – da intonaci anonimi per circa cento anni. Grosseto rispolvera così un antico scorcio cittadino e al contempo recupera l’immagine perduta di quella che era via delle Tre Botti – così si chiamava via Galilei – o via delle Bettole, se vogliamo andare ancora un può più indietro nel tempo. Il merito? È di Fabio Mangiavacchi, l’architetto curatore del progetto di recupero, e delle maestranze della sua Mangiavacchi Costruzioni, storica azienda edile grossetana, che proprio quest’anno soffia su cinquanta candeline di attività: tanto è trascorso da quando Egidio Mangiavacchi, padre dell’architetto, inaugurò la sua impresa.
La sorpresa. È l’inizio degli anni Novanta quando l’architetto grossetano acquista un appartamento al secondo piano del civico 4 di via Galilei, dove ha abitato fino a poco tempo fa e dove ha delle belle logge: questo piano del palazzo, posseduto fino a primi anni del ’900 dai Tolomei, è il risultato di una sopraelevazione della prima metà dell’800: lo si evince scartabellando il Catasto Leopoldino. Nel 2012 Mangiavacchi acquista anche il primo piano. E «quando abbiamo iniziato i lavori di demolizione degli intonaci – descrive l’architetto – sono saltate fuori le arcate». Sorpresa. L’occhio “clinico” del professionista aveva del resto già notato qualcosa: «Avevo il sospetto...» confessa.

Ecco le arcate. E così, pian piano, le arcate a tutto sesto sono saltate fuori. Erano state “tamponate”, si dice in gergo, per ricavarne finestre più piccole: per esigenze abitative, è credibile. Risultato? Una facciata assolutamente anonima. Adesso invece la luce entra prepotentemente sotto quelle logge, i cui mattoni sono per altro originali: «Siamo riusciti a recuperare del materiale originario – dettaglia Mangiavacchi – per intervenire laddove è stato necessario un ripristino». E così via delle Tre Botti, pardon (ormai) via Galilei, ha di nuovo l’antica “fisionomia”.
La storia. Quel loggiato è un’opera architettonica di gran pregio e di indubbio valore: si ipotizza infatti che sia cinquecentesco, mentre duecentesco è l’impianto dell’isolato e dell’area intorno a piazza Dante; reperti ritrovati una decina di anni fa proprio in via Galilei datavano l’origine al quel periodo, durante il quale venne data l’attuale struttura a piazza Dante. Le arcate del loggiato scoperto sono poi molto simili a quelle del Bastione delle Mura (siamo nella zona del carcere).
Via i teli. L’appuntamento è per le 11 di martedì 19 luglio 2016 quando i teli del cantiere saranno tirati via. Chi avesse altro da fare a quella data e ora, potrà gustarsi le logge ritrovate quando vuole: è di proprietà privata, ma è godibile da chiunque. Grazie al contributo, al lavoro e alle competenze di privati cittadini si è fatto un altro passo verso il traguardo di quella valorizzazione della città di cui tanto (e da molto tempo) si parla.