MASSA MARITTIMA. La storia di un intero territorio è passata al suo cospetto. Per le cronache maremmane è il primo edificio costruito a Massa Marittima, talmente maestoso da dare il suo nome anche al vino che si produce in tutte le colline circostanti: il Monteregio. Ma la sua fama secolare non gli ha evitato una fine indecorosa, abbandonato a se stesso, senza che nessuno voglia investirci. Così oggi chi passa davanti al castello aldobrandesco di Monteregio prova un senso di malinconia.
«Sta crollando e nessuna fa nulla» dicono tanti massetani. L’Asl grossetana, proprietaria dell’edifico, da anni sta cercando di venderlo, senza successo. Costa troppo. E intanto quella reggia così imponente sta marcendo. Le segnalazioni nel corso del tempo non sono mancate. Una volta è un pezzo di tetto che cede, un’altra ancora è l’occupazione abusiva di un senza tetto. L’azienda sanitaria, dal canto suo, ha sempre messo una toppa là dove veniva segnalata una mancanza: ha speso per interventi di stabilità, ha messo i vetri alle finestre (quelli vecchi erano stati spaccati), ha fissato il cancello perché non vi entrassero estranei. Piccole manutenzioni, insomma. La minima spesa da investire, come capita sempre quando un proprietario non vuole più saperne.
Non solo: l’interesse dell’ente pubblico è anche quello di far rivivere l’antico splendore del castello, da sempre un valore aggiunto per la città. Casolare di famiglie nobili, a partire dall’Ottocento ha trovato la sua più recente vocazione nella sanità, prima come sede dell’ospedale Sant’Andrea e poi - quando il presidio si è spostato in una struttura più moderna - sede per le attività dell’Istituto Falusi per i non autosufficienti.
Una storia lunga quanto quella di Massa Marittima, quella del castello di Monteregio, finita in disgrazia quando anche la casa di riposo si è trasferita. Da allora è stato abbandonato a se stesso, se non per quei lavori strettamente necessari. Come quelli messi in campo nel 2007, con interventi di consolidamento che all’Asl sono costati 200mila euro. C’è un articolo del protocollo del resto che parla chiaro: una parte delle spese di ristrutturazione spettano all’azienda sanitaria, dell’altra invece se ne farà carico l’eventuale compratore. Solo che non ne è mai stato trovato uno. «Sta crollando» dicono i massetani passando davanti al cancello nero, ricoperto di ruggine, con quel senso di malinconia che si prova per le belle cose ormai dimenticate.
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