Il timido sole rispuntato ieri mattina su Grosseto dopo tanta pioggia ha dato una benefica asciugata a strade e campi, ma anche alle polemiche. Ventiquattr’ore di silenzio "politico" che consentono qualche considerazione meno umorale e più ponderata su quel che è accaduto domenica scorsa. La discussione sull’opportunità o meno dell’evacuazione e di tutte le altre misure straordinarie disposte dal sindaco appassiona poco: chi amministra deve fare scelte e la scelta c’è stata. Vale la pena piuttosto esaminare l’effetto positivo di quelle decisioni: domenica 17 novembre 2019 Grosseto ha di fatto testato per la prima volta il suo sistema di emergenza in caso di allarme alluvione. Una gigantesca "esercitazione" di protezione civile che - proprio in quanto reale e non simulata - ha permesso a prescindere dagli esiti della piena di rilevare un buon numero di criticità.Ed è da queste che bisogna partire per trasformare l’episodio in occasione, anche in vista del nuovo piano che andrà a dibattito in consiglio comunale domani. Proprio i cittadini, nelle difficili ore dell’allarme, a centinaia hanno segnalato al Tirreno - tra telefonate e post sui social - le problematiche più evidenti. Ed è partendo da quelle sollecitazioni che elenchiamo una lista di cose su cui sarebbe utile riflettere ed eventualmente intervenire, ovviamente dopo tutte le verifiche tecniche affidate agli esperti. Insomma, proviamo a offrire un contributo a chi dovrà mettere mano al nuovo piano.
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CURIOSI
La faccenda che ha suscitato più perplessità, nella concitazione dell’allarme, è stata la presenza di centinaia di persone sugli argini dell’Ombrone proprio nelle ore più calde dell’allarme. Mentre in via de’ Barberi e dintorni si bloccava il traffico delle auto verso il fiume e si invitavano i cittadini a lasciare le loro case in pericolo, a tanti altri cittadini (a piedi) veniva consentito tranquillamente di salire verso il luogo di fatto più pericoloso. Anziani, bambini, cani: sugli argini non mancava nessuno. Vero è che quella di andare a vedere l’Ombrone in golena è una tradizione ormai decennale, per i grossetani. Ma i "curiosi" (come quelli che si fermano in mezzo alle strade per guardare gli incidenti) sono un rischio enorme per sé e per gli altri. Complicano la vita agli operatori (sembra che alcune delle persone soccorse nell’Ombrone domenica dai vigili del fuoco fossero proprio "curiosi" poi trovatisi in difficoltà) e danno l’idea che tutto sommato sia solo uno spettacolo. Forse una prima buona mossa potrebbe essere quella di stabilire, in caso di allerta, il divieto assoluto di accesso agli argini. Anche ai pedoni.Sms Sempre domenica abbiamo scoperto che al sistema comunale Informabene, quello con il quale la Protezione civile informa in tempo reale la popolazione sulle emergenze attraverso un messaggio telefonico, siano "abbonati" solo duemila grossetani su oltre 80mila residenti. È evidente che sull’Informabene i cittadini fin qui non sono stati bene informati e che bisogna dunque avviare una campagna serrata per implementare il numero degli utenti di questo prezioso servizio.Fasce deboli È però emerso con altrettanta chiarezza - e in tanti lo hanno segnalato - che i sistemi tecnologici (smartphone e pc) servono poco a chi la tecnologia non la usa (in particolare gli anziani, che tanti sono e spesso soli in città) o a chi ha bisogno di tecnologie speciali (ipovedenti, disabili etc). Insomma, sms e social non bastano e un più massiccio e capillare sistema di informazione "tradizionale", come i megafoni, potrebbe essere immaginato anche nelle fasi (come quella di preallarme) in cui finora il Piano non lo prevede.
ZONE SICURE
Una volta che si sia fatto in modo di poter raggiungere con le informazioni in tempo reale quante più persone, si apre poi il problema della qualità e della precisione delle informazioni stesse. Se dico a un cittadino che deve lasciare la sua casa per mettersi al sicuro, devo anche dirgli subito e chiaramente qual è il posto sicuro al quale indirizzarsi: "via tale, piazza tal dei tali, quartiere x o y...". Anche con attenzione particolare al luogo dove eventualmente andare a mettere al riparo da brutte sorprese la propria automobile. Domenica scorsa, per capirsi e soltanto per fare un esempio, più di qualcuno ci ha raccontato che - ricevuto l’invito a evacuare - ha preso se stesso e famiglia per andare (visto che pioveva) a passare il tempo in un centro commerciale. Senonché dopo qualche ora è arrivato l’ordine di chiusura dei centri commerciali in quanto luoghi non sicuri. Il Comune, lunedì, ha spiegato al Tirreno che - in caso si alluvione - di fatto a Grosseto un luogo sicuro al cento per cento non c’è: l’intera città potrebbe finire sott’acqua. Se è davvero così è bisognerebbe allora, in caso di emergenza, lanciare un ordine univoco: salire ai piani alti delle abitazioni, punto e basta. Altrimenti dovrà essere una priorità individuare una zona sicura e qui predisporre un luogo fisico di raccolta.
LA CARTINA
A questo proposito una delle cose probabilmente più urgenti da fare è mettere mano alla mappa del rischio: quella diffusa nelle ore dell’emergenza di domenica è improponibile. Una cartina dai contorni incerti, priva di ogni riferimento toponomastico, dipinta di vari colori (rosso, giallo, azzurro) a seconda del livello di pericolo. Anche ammesso che una persona disponga di schermo a colori grande e limpido; e anche ammesso che tutti dispongano di ottima vista, prima che uno possa capire se la sua strada e la sua casa è dentro o fuori dai confini del pericolo il fiume ha già fatto in tempo a esondare per bene. Non sappiamo se ne esiste una migliore, di certo questa proprio non funziona.