
Le tutele contrattuali, in questo settore, sfumano nel giro di appalti e subappalti e arrivano quasi esaurite all’ultimo anello della catena. In genere c’è un committente che appalta il servizio di consegna a un’azienda, la quale lo subappalta a una cooperativa, la quale prende un lavoratore e lo sbatte nel tunnel dello sfruttamento. Contratti di quattro ore, senza ferie né malattia, e una paga giornaliera forfettaria. «È la regola, non l’eccezione», spiega Luca.
Lui ha iniziato a lavorare come corriere a 22 anni, appunto. Lavorava a Viareggio, dalle 6.30 del mattino fino alle 17. 30 no stop, e prendeva 55 euro al giorno, 5 euro all’ora, e con quei soldi ci doveva pagare anche eventuali multe prese sul lavoro o i danni fatti al mezzo. E non è così difficile graffiare un furgone all’uscita di un parcheggio o colpire un motorino nella retromarcia. «Una volta mi è successo di spaccare un motorino parcheggiato dietro – ricorda –: non lo avevo visto nel fare retromarcia e mi è toccato tirare fuori seicento euro». La metà precisa dello stipendio di allora. «Una volta mi avevano addebitato anche delle multe che non avevo preso e non c’è stato verso di farmi rimborsare». E quello è nulla: a volte i 55 euro al giorno diventano 30 senza un motivo. Te li ridaremo, gli dicevano. Lui non li ha mai visti.
Oggi lavora a Livorno e guadagna circa cento euro in più al mese: 60 euro al giorno. Entra anche due ore più tardi, alle 8.30, ma di ore di vita sul furgone ne consuma sempre dieci al giorno, e senza mai una pausa. Guarda gli altri passeggiare nelle vita, mentre lui corre. Si corrode i grassi della salute sperando che un giorno possa rallentare. «Ho cercato sì altri lavori, non smetto mai. Ma ora come faccio a lasciare un lavoro se non ho un’alternativa?».