
LUCCA. Un rapporto sessuale estremo tra persone adulte, mature e teoricamente consenzienti si trasforma in un procedimento penale con un noto professionista versiliese che finisce sul banco degli imputati. Accusato di violenza sessuale, violenza privata, sequestro di persona e lesioni nei confronti di una donna incontrata in chat. In uno dei tanti siti specializzati che hanno sostituito le agenzie dei cuori infranti del secolo scorso.
Nei guai finisce un medico sessantenne residente in Versilia condannato dal giudice dell’udienza preliminare alla pena di 3 anni e 8 mesi di reclusione per violenza sessuale. Segno che il gup crede fermamente alla versione della vittima del reato e alla gravità delle accuse. E anche il pubblico ministero d’udienza crede a quella versione chiedendo una condanna inferiore (2 anni e mezzo di reclusione) alla pena inflitta. Il medico rischia il carcere se in Appello non otterrà una riduzione della pena o, come lui, chiede l’assoluzione.
I FATTI
La vicenda risale a 24 mesi fa. Il medico specialista, un matrimonio in crisi e una predilezione ai rendez vous piccanti, legge un annuncio su un sito d’incontri che accende la sua fantasia erotica. Una donna non ancora cinquantenne, infermiera, residente nell’hinterland fiorentino e con un matrimonio in crisi, vuole conoscere uomini appassionati come lei al sesso spinto. Rapporti sadomaso con tanto di abbigliamento in lattice, tacchi vertiginosi, manette e frustini. In breve tempo avviene il contatto. E la coppia clandestina mette in pratica le fantasie erotiche. Al primo incontro, che avviene in Lucchesia, medico e infermiera sperimentano con successo le loro perversioni sessuali.
LA DENUNCIA
Ma l’idillio dei sensi dura poco. E in una serata stabilita per praticare il rapporto sadomaso qualcosa non va per il verso giusto. Almeno secondo l’infermiera che si ritrova lividi ed ecchimosi in ogni parte del corpo. Picchiata e schiaffeggiata con violenza tanto che, visitate in un ospedale, le vengono riscontrate lesioni giudicate guaribili in 20 giorni. Non solo. Stando al suo racconto, dopo il sesso quel medico l’aveva chiusa a chiave in una casa privandola così della sua libertà. Lei era riuscita a fuggire recandosi al pronto soccorso. Una versione dei fatti che l’imputato ha sempre negato sostenendo che la donna era d’accordo con quei giochi erotici estremamente violenti. Probabilmente a far pendere la bilancia dalla