
LIVORNO. «È morto fra le mie braccia, è un dolore troppo forte, non riesco a sopportarlo”. Daniele Marella è in lacrime. L'altra notte era accanto al suo migliore amico, Alberto Granucci, livornese di 32 anni, quando quest'ultimo improvvisamente ha perso i sensi mentre era seduto a tavola. “Avevamo trascorso la serata insieme con altri amici: prima, a cena, avevamo mangiato un kebab - racconta il giovane - e poi eravamo andati alla Deriva Club a sentire un po' di musica. Intorno alle 4 ci è venuta fame e allora abbiamo deciso di andare al pub Doc in via Goldoni per mangiare qualcosa. Quando ci hanno portato il cibo ordinato, Alberto era tutto contento. Ha esclamato: “Finalmente si mangia, quanta roba buona!” Stava benissimo, rideva e scherzava. Ma non ha fatto in tempo a mettere la forchetta nel piatto, che improvvisamente ha perso i sensi: è svenuto lì, accanto a me. Lo abbiamo portato fuori per fargli prendere un po' d'aria, nella speranza che si riprendesse. Ma niente. Allora abbiamo chiamato l'ambulanza, che è arrivata in pochi minuti. I soccorritori hanno tentato di rianimarlo per un'ora».
Daniele non riesce a trattenere il pianto: «Quello che tengo molto a dire è che Alberto era un ragazzo d'oro, un amico speciale, impegnato nel volontariato, che non si lamentava mai. Il 32enne era un musicista appassionato e poliedrico. «Lavorava insieme a mia madre in una ditta di informatica che è collegata anche alla radio “CliccaLivorno” - dice Marella - E nel tempo libero insegnava musica ai bimbi di Corea, il quartiere dove viveva con sua madre. Alberto non era sposato e non aveva figli, la sua vita era la musica: suonava infatti diversi strumenti, dal piano alla chitarra. E poi, figlio unico, si dedicava alle cure della mamma. «Non mi spiego che cosa possa essergli accaduto: non aveva neanche bevuto molto, e poi era un ragazzo sano.
Però mi è venuto in mente un particolare: la madre mi ha detto che nella notte tra giovedì e venerdì si era svegliato improvvisamente alle 5 con un forte mal di testa. E lui stesso mi diceva che a volte soffriva di questo fastidio. Quando è morto, erano proprio le 5, forse è solo un caso».