
LIVORNO. Presentare un esposto ai carabinieri. Era l'ultima mossa rimasta, per permettere che un alunno delle medie venisse pulito, lavato, curato come tutti gli altri. E la madre l'ha percorsa.
Con suo figlio, sta attraversando un inferno. L'inferno di chi ha una disabilità gravissima, tale da impedirgli la minima autosufficienza. L'inferno di chi è costretto a vagare tra un girone burocratico e uno scaricabarile, in cerca di chi dia l'assistenza di cui c'è bisogno. L'Asl? Il Comune? La scuola? Ognuno ha la sua teoria e la sua giustificazione. Ora, l'Arma indagherà per capire chi ha ragione.
Di certo, per adesso, c'è solo la storia di questo ragazzo, che ha bisogno che nell’orario scolastico qualcuno lo pulisca e lo cambi, perché lui non può farlo da solo. A fornire questo tipo di assistenza dovrebbe essere qualcuno tra scuola, sanità e amministrazione comunale.
La scuola: non tocca a noi. «È dal primo luglio che stiamo facendo tutto il possibile per risolvere questa situazione», spiega la dirigente scolastica, che a settembre ha chiamato un operatore specializzato per 45 giorni, dopo che nella prima settimana il bimbo era tornato a casa bagnato in due occasioni e le altre volte la madre era dovuta andare a cambiarlo.
Poi i soldi sono finiti, il bambino è andato tre giorni a scuola senza che nessuno lo assistesse, e a quel punto la madre l'ha tenuto a casa per qualche lezione. Il tempo di trovare qualcuno da mandare a spese sue, e di presentare un esposto ai carabinieri, dai quali è andata l'11 novembre. Non è sola, a Livorno. Secondo le associazioni, diverse famiglie sono private di un diritto fondamentale del loro figlio o della loro figlia, e sono costrette ad arrangiarsi. «È anche per loro che ritengo necessario sollevare questa problematica», spiega.
Dal canto suo, la preside dice di avere le mani legate: «Data la gravità del caso, qui non stiamo parlando di assistenza di base, ma di assistenza specialistica. La scuola mette a disposizione tutto quello che ha, ma io non ho tra i miei collaboratori un assistente specialistico. Non rientra nei loro profili mansionari cambiare il bambino».
L’avvocato: tocca all’Asl. L'avvocata con cui la madre si è consultata prima di andare dai carabinieri sostiene la tesi della preside, e afferma che «l'Asl dovrebbe garantire l'assistenza tramite il personale Osa. Si tratta di una disabilità gravissima, e dovrebbe essere l'azienda sanitaria a somministrare la merenda ed effettuare il cambio». Il ragionamento della legale è semplice: «Secondo il Pei (il piano educativo individualizzato che viene redatto per ogni bambino disabile, ndr), per l'alunno è necessaria l'assistenza del personale Osa. E l'unico soggetto competente a fornirla è l'Asl. Se fosse la classica assistenza di base, sarebbe compito del personale Ata. Ma la disabilità è grave, e quindi c'è bisogno dell'assistenza specialistica. L'azienda lo sa, dato che ha firmato il Pei».
L’Asl: compete al Comune. L'Asl però respinge al mittente le accuse, affermando che l'azienda sanitaria assiste già il bambino. Tuttavia, specifica, a non essere garantita è l'assistenza di base che, secondo l'Asl, andrebbe garantita dal Comune.
Il Comune: tocca ai bidelli (statali). A palazzo civico però non sono d’accordo. Trattandosi di una scuola media, e quindi di competenza statale - spiegano dal municipio - il Comune eroga le ore di assistenza di educativa. Per quanto riguarda l'assistenza igienica, si può occupare solo di quella domiciliare. A scuola, piazza del Municipio non può entrare. Il compito, per il Comune, sarebbe dell'istituto stesso, precisamente del personale Ata.
Secondo la preside, in questo caso serve assistenza specialistica, che il personale ausiliario non può fornire perché non ne ha le competenze. Per questo aveva chiamato la cooperativa, negli unici quarantacinque giorni in cui il bambino è stato assistito con costi che non fossero sostenuti dalla famiglia. Ma, ora che i soldi sono finiti, non può né fornire il personale né chiamare figure esterne. E così si torna al punto di partenza: l'assistenza specialistica, che andrebbe fornita da altri soggetti che non siano la scuola statale.
La vicesindaco: presto un tavolo. La vicesindaco Stella Sorgente sta seguendo il caso in prima persona, e lavora a una mediazione tra tutti gli attori in campo, che sta contattando uno per uno: «Faremo un tavolo per affrontare la questione - promette - e cercheremo di capire come venirci incontro. Esistono casi di questo tipo, esistono vulnus normativi, dove non si capisce chi deve fare cosa tra noi, la scuola e l'Asl».
E intanto paga la madre. Intanto, il bambino resta senza assistenza. Per garantirgliela servirebbero soldi che la scuola non ha. Si tratta di poche migliaia di euro, ma non si capisce chi debba erogarli. La madre è andata dai carabinieri, per cercare una risposta che tarda ad arrivare. E mentre le responsabilità rimbalzano
da un soggetto all'altro, il cerino resta in mano alla famiglia. L'unica che, certamente, non dovrebbe pagare per l'igiene del figlio. L'unica che, certamente, al momento paga perché un ragazzino venga pulito e cambiato mentre è a scuola, dato che non può farlo da solo.